Roma – "Nelle prossime verrà resa pubblica una call per tutte le aziende che ritengono di avere dei test che rispondono alle caratteristiche" individuate dal Comitato tecnico scientifico e fornite a commissario Arcuri. Lo ha annunciato Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), durante la conferenza stampa alla Protezione Civile. "La call sarà aperta per 5 giorni, dopodiché un panel identificato dal commissario Arcuri procederà all'identificazione del test che verrà selezionato per la conduzione di questo studio di sieroprevalenza su un campione di 150mila italiani, selezionati in collaborazione con Istat in funzione del genere, di 6 fasce d'età, di rappresentazione regionale e anche profili lavorativi".
"I test sierologici ci permetteranno di condurre lo studio di sieroprevalenza, per la determinazione della percentuale" di italiani "contagiati dal coronavirus". Lo studio verrà condotto "impiegando o test Elisa o test di chemiluminescenza, per avere informazioni solide e affidabili". Il Cts ha fornito al commissario Arcuri le indicazioni su come "articolare la scelta: altissima specificità, test validati da organismi nazionali o internazionali, test realizzabili su larga scala, con almeno un laboratorio per regione in grado di condurre l'esame sierologico e che dovrà fornire risposte rapide per avere in tempi assai brevi" i dati necessari.
Non solo, "lo studio verrà condotto in collaborazione con le Regioni e le Province autonome, che hanno dato piena adesione alla conduzione di questo studio", ha assicurato Locatelli. FARMACI – L'Agenzia italiana del farmaco "ha valutato 93 progetti di ricerca, ne ha approvati 19, sono 10 quelli già avviati. Un risultato straordinario in un solo mese solare, un punto di svolta per l'efficienza della conduzione di studi clinici in Italia" ha poi evidenziato il presidente del Consiglio superiore di sanità. TAMPONI – Durante la conferenza stampa Locatelli ha inoltre evidenziato che "solo il 5,35% di tutti i tamponi fatti è risultato positivo. Vuol dire che il distanziamento sociale e il 'lockdown' hanno contenuto la diffusione epidemica".
"Se guardiamo i numeri dei ricoveri in ospedale, se due settimane fa, il 3 di aprile, c'erano ricoverati in terapia intensiva 4.063 pazienti, oggi questo numero è sceso a 2.800", per dare "un'idea di quanto si è alleggerita la pressione", ha precisato Locatelli, aggiungendo che "prima che iniziasse la situazione di emergenza il numero dei posti in terapia intensiva in Italia superava di qualche centinaio i 5000 posti. Immaginate la difficoltà di garantire l'assistenza a chi ha bisogno delle terapie intensive", ha sottolineato. Inoltre, è stata "impedita la diffusione di Sars-Cov-2 nelle regioni dell'Italia Centrale e nel Sud del Paese.
E' di fatto un dato ormai solidamente corroborato dall'evidenza dei numeri. E, non a caso, anche oggi ben 13 regioni e province autonome hanno un numero di decessi inferiori alle due cifre e 2 regioni non hanno avuto casi fatali". "Bisogna avere bene in testa la necessità di essere cauti e attenti nella ripresa sia della vita sociale che delle attività lavorativa" ha sottolineato Locatelli. Quanto al contagio, "è indubitabile che oggi il contagio domiciliare può essere significativo, anche se non si può stabilire in che percentuale, per questo sarà molto utile il lavoro sul territorio e garantire strutture idonee per i soggetti contagiati che non hanno possibilità di isolamento".
TRAPIANTI – Locatelli ha poi voluto ricordare che "domenica è la giornata per la donazione di organi, dal 26 febbraio sono stati effettuati 330 trapianti di organo", garantiti anche durante l'emergenza. "I numeri dell'epidemia di Covid-19 hanno artigliato le nostre conoscenze e credo debbano indurci a riflettere sulla cultura della donazione di organi. Questa cultura deve permeare le nostre coscienze" ha sottolineato.