Roma, 27 apr. – "Gli oneri per le finanze pubbliche, seppure distribuiti su più esercizi potranno essere significativi. I tassi di insolvenza potrebbero anche superare quelli del biennio 2012-2013, quando si avvicinarono al 10%, risentendo dell'ampliamento della platea dei beneficiari, delle più elevate percentuali di copertura e dell'assenza di previsioni che limitino l'utilizzo delle garanzie ai soli nuovi finanziamenti o al rinnovo di quelli in scadenza contrattuale".
E' quanto ha detto Fabrizio Balassone, capo del Servizio Struttura economica della Banca d'Italia, in audizione davanti alle commissioni riunite Finanze e Attività produttive, in relazione alle misure stabilite dal governo per l'accesso al credito e gli adempimenti fiscali nell'emergenza Covid-19. "L'ammontare delle garanzie pubbliche alle imprese complessivamente attivabili sulla base dei decreti 18 e 23 del 2020 – ha infatti ricordato – si colloca intorno ai 450 miliardi, circa 5 volte il valore di quelle in essere alla fine del 2019. Data la gravità della crisi e l'incertezza sui tempi e sulla rapidità della ripresa dell'attività economica, la probabilità di una futura escussione di tali garanzie sarà verosimilmente molto più elevata che in condizioni normali", ha spiegato Balassone.
Il capo del Servizio Struttura economica della Banca d'Italia ha detto anche che "i conti pubblici relativi a quest'anno potrebbero risentire dell'eventuale illiquidità dei contribuenti al momento di compensare quanto non versato in precedenza". LIQUIDITA' IMPRESE – "I provvedimenti mirati al sostegno dell'accesso al credito possono contribuire ad arginare la crisi di liquidità delle imprese – ha rilevato Balassone – Ipotizzando il pieno utilizzo delle attività liquide presenti nei loro bilanci e dei margini disponibili sulle linee di credito già accordate, si stima che nei cinque mesi che intercorrono tra marzo e luglio le imprese potrebbero cumulare un fabbisogno aggiuntivo di fondi esterni dell'ordine di 50 miliardi", ha ricordato.
"Dovrebbe consentire di farvi fronte il volume, come detto elevato, delle garanzie pubbliche che possono essere rilasciate. Le quote di copertura, pari di norma al 90 per cento, incentivano gli intermediari a sostenere le imprese in difficoltà" ha osservato il rappresentante di Via Nazionale. AUTOCERTIFICAZIONE – Per accelerare l'erogazione di liquidità alle imprese da parte delle banche "si potrebbe fare leva su una maggiore responsabilizzazione del potenziale prenditore, utilizzando l'autocertificazione per attestare la sussistenza dei requisiti per l'accesso al finanziamento" ha detto Balassone. "Rendendo più chiari i presupposti e riducendo quindi gli ambiti di discrezionalità dei soggetti finanziatori si velocizzerebbe il processo di erogazione, arginando il rischio legale per la banca.
Qualora il legislatore volesse privilegiare al massimo la rapidità di erogazione – ha quindi suggerito – si dovrebbe stabilire esplicitamente che la valutazione del merito di credito è assolta con la sola verifica formale della sussistenza dei requisiti previsti dal decreto (ed eventualmente anche disapplicando temporaneamente le norme penali rilevanti). Questo intervento ridurrebbe ulteriormente i tempi della fase istruttoria" ma "potrebbe consentire l'accesso al finanziamento a un numero più elevato di imprese non meritevoli, con potenziale aggravio degli oneri per le finanze pubbliche".
Balassone ha inoltre rilevato che poichè il decreto liquidità "non esclude la possibilità di una valutazione di merito da parte dei finanziatori", le banche "hanno adottato prassi eterogenee: alcune erogano il finanziamento dopo avere effettuato un riscontro formale della completezza della documentazione prevista, altre hanno definito anche un processo, più o meno semplificato, per la valutazione del merito di credito della clientela".
GARANZIE STATALI – "In rapporto al Pil, il valore delle garanzie statali recentemente introdotte per fronteggiare la crisi è prossimo al 10% in Spagna, al 15% in Francia e al 25% in Germania e in Italia" ha ricordato il capo del Servizio Struttura economica della Banca d'Italia, spiegando che "gli effetti a medio termine delle garanzie pubbliche sono più controversi e dipendono anche dalle altre misure di politica economica che le accompagneranno".
"Una parte delle perdite subìte dalle imprese – ha ribadito nel corso dell'audizione – non sarà recuperabile e non tutti i debiti (assistiti da garanzie pubbliche) accesi per far fronte alla crisi saranno immediatamente ripagati al termine dell'emergenza sanitaria. Ne risentiranno la leva finanziaria delle imprese, la loro vulnerabilità e, in ultima analisi, la loro capacità di intraprendere gli investimenti necessari ad accelerare la ripresa economica".
"Questi rischi – ha quindi detto Balassone – possono essere contenuti se, compatibilmente con le condizioni generali dei conti pubblici, alla concessione di garanzie si affiancheranno trasferimenti diretti alle imprese da parte dello Stato (volti a coprire, in misura da definire, le perdite di fatturato e le spese operative), operazioni condotte da veicoli finanziari pubblici costituiti per facilitare la ristrutturazione dei debiti delle aziende, incentivi fiscali miranti ad agevolarne la ricapitalizzazione". "Tali provvedimenti dovrebbero essere attentamente calibrati per commisurare il sostegno pubblico, per quanto ragionevolmente possibile, all'effettivo danno subito in conseguenza della crisi; saranno tanto più efficaci quanto più si baseranno su meccanismi semplici, trasparenti e automatici", ha sottolineato.
STOP VERSAMENTI FISCALI – "La sospensione temporanea dei versamenti fiscali ha accresciuto significativamente la necessità per il Tesoro di ricorrere al mercato nel mese in corso e nel prossimo. Le valutazioni ufficiali indicano in circa 16 miliardi l'entità dei versamenti che sarebbero differiti al secondo semestre del 2020" ha spiegato ancora Balassone.
DEBITO PUBBLICO – Quanto al debito pubblico il capo del Servizio Struttura economica della Banca d'Italia ha osservato che "l'aumento del debito pubblico in queste circostanze è una necessità da affrontare con la consapevolezza dei vincoli che ne discenderanno in futuro". "Le risorse che il Paese prenderà a prestito – ha detto ancora – andranno utilizzate in modo efficiente per affrontare l'emergenza e avviare la ripresa. Vanno concentrate sui soggetti più colpiti, con misure di carattere temporaneo".
GOLDEN POWER – Riguardo al golden power, il decreto legge 23 "estende il Golden power anche al settore bancario e assicurativo, non esplicitamente menzionato dalla disciplina europea. Andrebbero precisate le modalità con cui l'esercizio dei poteri speciali si coordina, senza sovrapporvisi, tanto sul piano sostanziale quanto su quello procedurale, con la disciplina prudenziale che incarica la Banca centrale europea, su proposta della Banca d'Italia, di autorizzare l'acquisto di partecipazioni rilevanti".