Ragusa – La riapertura a sorpresa, e la sorpresa della riapertura, della storica libreria Paolino di corso Vittorio Veneto (pochi metri da piazza San Giovanni, dirimpetto ad un ingresso laterale della Cattedrale) voluta dalla nuova proprietà, il team di Ubik di Ragusa superiore e di Marina di Ragusa, ovvero Chiara Guastella, Elio Guastella e Antonio Scribano a cui si aggiunge Massimo Occhipinti, ex dipendente della precedente gestione, voluto anche dalla nuova proprietà, segna lo spartiacque tra un prima ed un dopo del centro storico superiore del capoluogo.
Un percorso di sottrazione a cui è succeduto, con ferma determinazione e consapevolezza, un avvio, o meglio una ripartenza, come è stata definita la fase 2 del 4 maggio, stessa data in cui questo luogo di culto laico ha riaperto i battenti (o meglio la saracinesca). E, per fortuna, si è trasformato in un momento simbolico, tant’è che nel pomeriggio stesso di lunedì 4 maggio vi si sono recati in visita di cortesia benaugurale Prefetto e Sindaco. Ma soprattutto ha fatta sentire l’esigenza di un dibattito politico che si è immediatamente sviluppato trovando un raccordo immediato con la questione della riapertura di ristoranti e altri locali che dovranno trasformare i loro spazi esterni per adeguarsi alle nuove misure di distanziamento sociale.
Ed ecco allora che il commissario della Lega Ragusa, Massimo Iannucci, torna a proporre quello che definisce “un suo vecchio pallino, che però potrebbe diventare nuovo, quello di creare un Centro commerciale naturale al chiuso lungo l’intero asse della via Roma che da corso Italia conduce sino al ponte Pennavaria”. Spiega l’esponente della Lega “è un progetto che risale a qualche anno fa e che, dunque, avrebbe bisogno di essere rivisto, adattato alle nuove esigenze tecniche. La superficie di via Roma è di 3.000 mq, quella da coprire circa un terzo, 1.000 mq e rotti. Copertura con vetro temperato stratificato da apporre ai lati e struttura in alluminio mentre il centro sarebbe lasciato sempre libero.
Tutto ciò attingendo dai fondi della legge su Ibla, circa 400mila euro per iniziare. Ma occorre anche garantire degli incentivi a chi decide di investire in quest’area. Buona anche la strada di interloquire con i proprietari degli immobili per calmierare gli affitti.Insomma occorre occuparsi pure della residenzialità. Invogliare i ragusani non solo a vivere il centro storico ma a viverci”. Anche il capogruppo 5 stelle Sergio Firrincieli già vede un centro storico, per l’esattezza Piazza San Giovanni, diventare un ristorante a cielo aperto, collegandosi all’attigua via Mariannina Coffa, favorendo, così, tutte le attività che insistono in zona.
E il consigliere ci regala l’immagine di un sagrato della Cattedrale affacciandosi dal quale si ammirerebbe un panorama di ombrelloni tutti ben sistemati, con gli spazi ben coordinati, insomma uno spettacolo unico nel suo genere. Ma smettendo di sognare ad occhi aperti Sergio Firrincieli torna con i piedi per terra e avanza proposte concrete. “Ho sentito che il Comune vuole attrezzare il ponte Vecchio per l’installazione dei dehors. Ma perché, invece, non riconvertire questa idea su piazza San Giovanni, eccezionalmente per questa stagione? Perché non fare in modo che il sito, ad appena venti metri dai locali di via Coffa, a differenza del ponte
Vecchio e degli spazi del complesso di Carmine Putie, si trasformi, davvero, in un ristorante a cielo aperto?”. Firrincieli indica poi anche gli strumento finanziari per la realizzazione del suo sogno “ricordiamo che c’è una delibera di giunta che mette in disponibilità 230mila euro, 30mila dei quali utilizzati per la didattica a distanza mentre la parte restante non ha trovato ancora alcuna collocazione. E potrebbe essere questa la finalità, vale a dire garantire incentivi a chi investe in questo settore, un contributo del 30%, così come ho scritto nel mio ordine del giorno, per la realizzazione di ogni dehors fino a un massimo di mille euro.
Inoltre, suggerisco di non fare pagare gli oneri nel caso in cui strutture alberghiere o ristoranti abbiano spazio interno o nel parcheggio che intendono adibire per nuove strutture”. Altre proposte arrivano poi dal presidente dell’associazione Ragusa in movimento, Mario Chiavola. “Uno dei principali problemi riscontrati in alcune zone del centro storico superiore, soprattutto quello ricompreso tra il corso Italia e l’area della Rotonda di via Roma, è la ghettizzazione. Cittadini stranieri di ogni etnia sono stati abbandonati in case malridotte senza che nessuno si sia accorto di quello che stava accadendo.
Soltanto se si potrà procedere con una differente rimodulazione delle unità abitative, allora avrà un senso, per i ragusani, tornare ad abitare il centro storico, facendo sì che le abitazioni possano essere dotate di tutti i confort”. Chiavola pone poi “la questione delle attività commerciali di cui non si può non tenere conto. Troppe chiusure negli ultimi mesi. E un ulteriore colpo, forse quello di grazia, arriverà con l’emergenza pandemica. Occorre una serie di pacchetti di incentivi concreti per invogliare a rimanere sul posto chi ha la propria attività in centro e allettare chi, invece, vuole avviarne di nuove.
Rendere appetibile, ma in maniera efficace, questa zona di Ragusa, è l’unico modo per far sì che il centro torni di nuovo ad essere ripopolato di ogni tipo di attività commerciale, così come accadeva negli anni d’oro. Infine, il presidente di Ragusa in movimento ripropone quello che definisce “il vulnus architettonico di piazza San Giovanni, con la presenza del palazzo ex Ina, che fa sembrare questo sito un coacervo di stili architettonici. Se a Scicli sono riusciti a ottenere un finanziamento per eliminare l’obbrobrio rappresentato dalla facciata della scuola Micciché-Lipparini, perché qualcosa di analogo non può essere fatto anche per Ragusa?
Ci vuole un impegno concreto, operativo e concertato che ci consenta di superare una fase di stallo che dura da decenni”. Ed allora concludiamo rifacendoci alla canzone di Bennato riportata in titolo “e ti prendono in giro se continui a cercarla ma non darti per vinto perchè chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle forse è ancora più pazzo di te”. (da.di.)