Ragusa – Morire sul lavoro ai tempi del Coronavirus. Altra vittima a Ragusa. La notizia di un operaio morto, un cinquantenne nella zona industriale di Ragusa, dipendente di un'azienda di prefabbricati, ci lascia ancora una volta sgomenti. Dopo un periodo di cassa integrazione per il covid-19, gli operai in quello stabilimento sono rientrati lo scorso 4 maggio e oggi rieccoci di nuovo in quella cosiddetta normalità: un operaio schiacciato da un carrello che non farà più ritorno a casa tra i suoi cari. Ancora una vittima dovuta all'assenza di sicurezza o la poca attenzione da parte delle imprese nei luoghi di lavoro.
Ma così come si è sostenuto, nelle tante occasioni in cui abbiamo dolorosamente registrato i morti sul lavoro, manca anche il ruolo dello Stato che attraverso gli organi preposti ancora oggi non ha voluto mettere tra le priorità il tema della sicurezza, oggi ancora di più dopo il protocollo del 26 aprile per la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro contro il contagio da covid-19. Il rischio è quello di tralasciare tutte le questioni strutturali legate alla sicurezza e ci si concentra sulle misure anti contagio. Tralasciando tutte le altre. Infatti mentre in quella azienda si era già sottoscritto giustamente un protocollo per la sicurezza anti covid-19 si muore schiacciati dai macchinari.
Ancora una volta ci rendiamo conto della poca attenzione da parte dello Stato sul tema sicurezza nei luoghi di lavoro. Si confermano in occasione dell'emergenza gli stessi errori: come ad esempio individuare nello Ispettorato del Lavoro il soggetto deputato ai controlli. Questo lo valutiamo sbagliato perché da un lato, soprattutto in Sicilia e nella nostra provincia, gli ispettorati sono totalmente destrutturati privi di mezzi mentre dall'altro andrebbero potenziati i servizi di prevenzione a partire dallo SPRESAL (Servizio per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro) e per competenza attrezzare con funzionalità operative e dotazioni di strumentazione un ufficio ispettivo dentro l'INAIL.
Per questo diciamo che manca un serio intervento che deve partire dal confronto con le organizzazioni sindacali su come agire attraverso strumenti efficaci. Ora il rischio è che in virtù della necessità di riprendere a lavorare a causa della difficile situazione economica che si è venuta a determinare per il coronavirus si possa ancora una volta sottovalutare il tema della sicurezza. Al di là dei protocolli anti covid c'è il rischio che il tema della sicurezza venga considerato un costo da tagliare e a farne le spese saranno sempre lavoratrici e lavoratori.