Roma, 30 mag. – – La trota mediterranea è praticamente estinta, scomparsa da molti fiumi italiani e sostituita dalla trota atlantica, o dai suoi ibridi. Per cercare di salvarla, il nuovo progetto europeo Life Streams ha come obiettivo il recupero e la conservazione di questo salmonide endemico dell'area mediterranea protetto dalla direttiva Habitat in quanto 'specie vulnerabile' in Europa e 'a rischio critico di estinzione' in Italia.Il progetto interessa sei aree pilota, in Sardegna e nelle aree protette del Parco Nazionale della Majella, Parco Regionale di Montemarcello-Magra-Vara, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Parco Nazionale del Pollino. Qui, tra le varie azioni previste, ci sarà il coinvolgimento delle comunità locali di pesca sportiva che operano nelle aree del progetto.
Ma la trota non è che un esempio dei rischi che corrono le nostre specie ittiche: abbiamo già detto addio a due specie di storioni che risultano già estinte (Storione comune Acipenser sturio e Storione ladano Huso huso) e ben 11 specie ittiche sono a livello di rischio critico, ovvero a un passo dalla scomparsa.Colpa delle specie 'aliene' (cioè quelle introdotte da altri Paesi, estranee al nostro ecosistema, ce ne sono almeno 60 ormai stabili e altre 24 che rappresentano una minaccia), di trasformazioni e artificializzazioni dei corsi d'acqua, inquinamento, cambiamenti climatici e pesca illegale. Le acque interne italiane rappresentano un ecosistema ricchissimo di biodiversità, con 53 specie autoctone di cui almeno 23 endemiche o sub-endemiche (cioè tipiche del territorio). Una ricchezza che rischia di sparire velocemente. Secondo la Lista Rossa dei Vertebrati Italiani, infatti, i pesci ossei e le lamprede delle acque interne rappresentano la categoria a maggior rischio di estinzione, con il 52% dei pesci nelle 4 categorie di rischio di estinzione più elevate.
Per il direttore del Parco Nazionale della Majella Luciano Di Martino, "le immissioni di specie di pesci estranee alla nostra fauna, insieme ad altri fattori, hanno non solo determinato la scomparsa delle entità autoctone, ma anche alterato i delicati equilibri degli ambienti dei fiumi e torrenti. Inoltre la realizzazione di particolari infrastrutture lungo i corsi d'acqua, come le briglie, ha interrotto in alcuni casi i movimenti lungo le aste fluviali isolando molte specie animali. Le derivazioni idriche, le captazioni con il mancato rispetto del deflusso minimo vitale hanno spesso determinato il prosciugamento di interi tratti di fiumi e torrenti con gravi conseguenze sulla fauna acquatica".
"Il progetto Life Streams si occuperà di questi aspetti e cercherà di ripristinare gli ambienti fluviali dei corsi d'acqua interessati dal progetto così com'erano prima degli interventi antropici – aggiunge Di Martino -.Risorse e conoscenze, per tutto il perdurare del progetto, saranno spese non solo per preservare la ricchezza ambientale dei nostri territori, ma soprattutto per attuare un processo di sensibilizzazione che possa generare maggiore consapevolezza del capitale naturale presente”. Il progetto sarà in grado di promuovere una maggiore consapevolezza della popolazione residente sulle questioni ambientali e sul valore della conservazione della biodiversità, sull'importanza delle funzioni degli ecosistemi e sulla vulnerabilità climatica. Gli obiettivi positivi che il progetto raggiungerà in termini di aumento della biodiversità, miglioramento dell'habitat delle acque dolci, riduzione dell'inquinamento e resilienza ai cambiamenti climatici saranno quindi molto utili per le comunità locali e per i servizi ecosistemici.