Como, 9 giu. – Giornata di violenza, ieri, nel carcere di Como, con un appartenente al corpo di polizia penitenziaria contuso che è dovuto ricorrere alle cure dell'ospedale cittadino. Lo denuncia in una nota la Segreteria generale del Sindacato autonomo Polizia penitenziaria, Sappe. "E' di ieri la notizia dell'ennesima aggressione al personale di polizia penitenziaria che lavora nelle carceri della Lombardia – sottolinea il Sappe per voce del segretario regionale della Lombardia, Alfonso Greco – Nella Casa circondariale di Como, un detenuto di origini africane, di 35 anni circa, si è scagliato improvvisamente contro un assistente capo mentre veniva accompagnato in infermeria".
"Il detenuto è riuscito a dargli un forte morso, tanto da procurargli delle ferite profonde sulle dita della mano sinistra – spiega ancora – Solo grazie all'intervento di altro personale prontamente intervenuto non si hanno avuto ulteriori conseguenze. Accompagnato al pronto soccorso del nosocomio cittadino, l'assistente capo è stato dimesso con una prognosi di 10 gg. Il detenuto responsabile dell'aggressione era stato arrestato mesi fa dalla polizia per droga e resistenza e aggressione a pubblico ufficiale. Speriamo finisca presto questo massacro nei confronti della polizia penitenziaria".
Quindi si chiede provocatoriamente: "Dove sono ora quelli che rivendicano ad ogni piè sospinto più diritti e più attenzione per i criminali ma si scordano sistematicamente dei servitori dello Stato, come gli agenti di polizia penitenziaria e gli appartenenti alle forze dell'ordine, che ogni giorno rischiano la vita per la salvaguardia delle istituzioni?". Anche Donato Capece, segretario generale del Sappe esprime solidarietà e vicinanza ai colleghi di Como e denuncia: "quel che è accaduto, di una violenza inaccettabile, ci ricorda per l'ennesima volta quanto sia pericoloso lavorare in un penitenziario".
"Ogni giorno – fa notare Capece – giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli Istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato. E allora è mai possibile che nessuno, al ministero della Giustizia e al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, abbia pensato di introdurre anche per la Polizia Penitenziaria ed i suoi appartenenti, per fronteggiare ed impedire aggressioni fisiche e selvagge, strumenti come quelli in uso a polizia di Stato e carabinieri, ossia pistola “taser” e spray al peperoncino?".
Quindi conclude: "Rinnoviamo, alla luce del grave fatto accaduto a Como, la richiesta di un incontro con i vertici del ministero della Giustizia e dell'amministrazione penitenziaria per affrontare gli eventuali interventi da adottare, come ad esempio proprio le tutele da assicurare al personale in servizio?".