Roma, 16 giu. – “I seggi elettorali per le elezioni di settembre fuori dalle scuole è una ipotesi che ci trova d'accordo e avrebbe certamente il pregio di garantire la continuità scolastica. Una proposta del genere però ha bisogno di essere supportata da una soluzione alternativa chiara e, soprattutto, percorribile. Ricordo infatti che sono i sindaci, attraverso una loro ordinanza, a individuare gli edifici scolastici destinati all'insediamento dei seggi". Così in una nota il capo politico del movimento 5 Stelle Vito Crimi, sull'idea avanzata dai dem e ben vista anche dal premier Giuseppe Conte che l'ha definita "una buona idea".
"Decidere di far svolgere la tornata elettorale obbligatoriamente in strutture che non siano gli edifici scolastici, metterebbe i sindaci nella difficile situazione di dover individuare le strutture adatte – osserva Crimi -. Ritengo dunque sia utile non ricorrere all'obbligo ma fare in modo che, ove possibile, i sindaci possano ricorrere a soluzioni alternative alle scuole, così da limitarne al massimo l'utilizzo”. "Sono settimane che lo dico e sono contenta che il Pd, come molti altri partiti, abbia fatto sua la proposta di non chiudere le scuole per le elezioni regionali: le scuole sono state le prime a chiudere e saranno le ultime a riaprire. Adesso il diritto allo studio e la continuità didattica per ragazzi e famiglie deve essere una priorità assoluta: senza scuole aperte non ci sarà una vera ripartenza, soprattutto per le donne", ha commentato l'europarlamentare del Pd Alessandra Moretti.
"La scuola è stata la prima a chiudere e sarà l'ultima a riaprire: settembre deve essere un obiettivo certo per il mondo della scuola. Studenti e famiglie devono ricevere garanzie: la scuola deve riaprire e soprattutto deve essere messa nelle condizioni di non chiudere più", ha commentato il presidente dei senatori di Italia Viva Davide Faraone aggiungendo: ""A cominciare dalle consultazioni per le elezioni regionali: questa volta non si usino le scuole come seggi elettorali, non è tollerabile l'ennesimo stop alla didattica – ha sottolineato – Siamo stati i primi a dire che le scuole avrebbero dovuto riaprire in presenza già a maggio, siamo stati addirittura insultati per questo: in altri Paesi dove si è ripartiti la situazione è sotto controllo. Adesso bisogna tutti essere responsabili, lo dico anche ai sindacati cui faccio un appello nel nome di una maggiore flessibilità: le scuole potranno garantire aperture in sicurezza solo se ci saranno meno rigidità sugli orari di lavoro e sui luoghi dove fare lezione. Soltanto una scuola "diffusa" nella città e con flessibilità oraria potrà garantire il distanziamento sociale richiesto nelle classi”.