Roma, 26 giu. – – L'epidemia da Covid19 ha impattato pesantemente sul settore delle energie rinnovabili, che già era cresciuto in modo modesto nel 2019, e questo costringerà a un vero tour de force dal 2021 se si vorrà tentare di centrare comunque gli obiettivi 2025: 1,48 GW/anno, in media, per il solare e 1 GW/anno per l'eolico. La nuova potenza installata in Italia lo scorso anno è stata infatti di circa 1.210 MW, oltre 50 MW in più (+4%) rispetto al 2018 e tuttavia decisamente limitata, trainata principalmente dai comparti di eolico e fotovoltaico soprattutto nell'ultimo trimestre dell'anno. A dicembre 2019, complessivamente la potenza installata da rinnovabili superava i 55 GW (37 GW se si esclude l'idroelettrico “storico”), circa il 45% del parco di generazione italiano che non ha visto nessun incremento da fonti tradizionali.
Lo rileva il sesto Renewable Energy Report 2020, redatto dall'Energy& Straegy Group della School of Management del Politecnico di Milano e presentato questa mattina nel corso di un convegno online. E' ancora il fotovoltaico a guidare nel 2019 la classifica delle nuove installazioni con 737 MW, 310 nei soli mesi di novembre e dicembre: +69% sul 2018, pari a un valore di oltre 850 milioni di euro e in grado di fare salire il volume complessivo di potenza installata a 20.850 MW. I dati confermano la tendenza al ritorno degli impianti di grande taglia (34% del totale in potenza) rispetto al settore residenziale, che comunque resta ancora predominante (36%).
L'eolico segue con 413 MW di nuove installazioni (per un valore di poco più di 450 milioni di euro) su un volume complessivo di potenza di oltre 10.600 MW localizzata per la quasi totalità nelle regioni del Sud: -19% rispetto allo scorso anno (511 MW), anche per via del ridotto contributo dell'ultimo trimestre 2019, pari a 1,8 MW. Chiudono la classifica delle nuove installazioni, molto distanziati, l'idroelettrico e le biomasse, che si fermano rispettivamente a 41 e 20 MW. Nel 2019 le rinnovabili elettriche hanno contribuito alla copertura del 40,1% della produzione e del 35,6% della domanda elettrica nazionale, che ha raggiunto i 319,5 TWh. La produzione da rinnovabili ha segnato un +0,7% rispetto al 2018 (113,7 TWh) grazie in particolare alla crescita di generazione eolica (+15%) e di quella fotovoltaica (+5%), a fronte di un calo del 4,5% nei settori delle bioenergie e dell'idroelettrico. Da non sottovalutare il ruolo delle rinnovabili termiche (oltre 19,6 milioni le pompe di calore installate), per una capacità complessiva di circa 124 GW.
Tuttavia, sono dati assolutamente inferiori alle attese: “Per la generazione da fonte solare era previsto un tasso medio annuo di crescita, tra il 2017 e il 2025, pari a +1,96 TWh, accompagnato da circa 1.100 MW di nuove installazioni ogni anno – commenta Davide Chiaroni, vicedirettore dell'Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano – La situazione è purtroppo ben diversa, anche a causa della battuta d'arresto causata dal Covid: ipotizzando infatti che le installazioni nel corso del 2020 siano inferiori a quelle degli anni precedenti, si ottiene che tra il 2021 e il 2025 sarà necessario incrementare la capacità installata al ritmo di 1,48 GW/anno, in media, per raggiungere 28,55 GW al 2025”.
Per la generazione da fonte eolica era previsto un tasso medio annuo di crescita, tra il 2017 e il 2025, di 1,7 TWh, accompagnato da circa 770 MW di nuove installazioni ogni anno. Ipotizzando anche in questo caso che le installazioni nel corso del 2020 raggiungano il 50% di quelle dell'anno precedente, si ottiene che tra il 2021 e il 2025 sarà necessario incrementare la capacità installata al ritmo di 1 GW/anno, in media, per raggiungere 15,95 GW al 2025. Sulla base del confronto con gli operatori, anche assumendo che dal 2021 le installazioni riprendano a un tasso di crescita pari a quello del 2019, al 2030 si avrebbe un divario rispetto all'obiettivo di oltre 23 GW per il fotovoltaico e di 3,5 GW per l'eolico. A questo si aggiunga il comparto dei sistemi di accumulo, per i quali bisognerà installare 3 GW di impianti centralizzati nei prossimi 5 anni e 4,5 GW di installazioni distribuite entro il 2030. Le cose non vanno meglio per le pompe di calore, che tra 10 anni raggiungerebbero solo il 59% dell'obiettivo.
Per Chiaroni “se si vogliono raggiungere i risultati che ci si è posti è necessario modificare in maniera sostanziale gli strumenti di policy che regolano e sostengono il mondo delle rinnovabili – aggiunge Chiaroni – I meccanismi incentivanti previsti dal Decreto FER1 risultano infatti assolutamente insufficienti, perchè è la stessa 'tenuta' del sistema delle energie alternative a essere messa in discussione: se nel 2019 si celebrava il Green New Deal annunciato dalla Commissione UE, ora è assai probabile che parte significativa di quelle risorse sarà devoluta al sostegno dell'economia nel suo complesso". "Perchè ciò non accada – sottolinea – occorre che la spinta alla ricostruzione economica e industriale abbia le rinnovabili come cardine fondamentale, per un nuovo modello di sviluppo in grado di garantire un futuro più sostenibile e una maggiore qualità della vita. Lo spazio di azione e la volontà di collaborazione degli operatori ci sono ancora, è quanto mai importante sfruttare questo periodo di 'stallo' del mercato per lavorare sui provvedimenti legati al rilancio”.
Ma quali azioni di policy andrebbero introdotte nel quadro normativo, per rimuovere le attuali barriere legislative, economiche o “di sistema” e favorire gli investimenti in nuovi impianti FER? Secondo gli operatori intervistati dall'E&S Group, sono 19 i provvedimenti “ad alto impatto”, ossia necessari per consentire un vero rilancio del comparto delle rinnovabili e raggiungere gli obiettivi che il nostro Paese si è dato.