Roma, 17 lug. – Tempi stretti, anzi strettissimi, per impostare il decollo della nuova Aspi. Calendario alla mano, l'operazione che dovrà trasformare Autostrade per l'Italia in una public company, secondo il disegno varato dal Governo all'alba di mercoledì scorso, mostra già due date imminenti cerchiate di rosso: quella del 23 luglio prossimo, che è il termine indicato del ministero delle Infrastrutture e Trasporti, per la presentazione da parte di Aspi del nuovo piano economico finanziario, e quella del 27 luglio, termine fissato per la firma del memorandum of understanding con Cassa Depositi e Prestiti, che sarà alla guida con il 33% del capitale di una cordata di investitori istituzionali con il 22%.
Un'agenda, dunque, pressante, segnata da due tappe importanti nell'arco di soli 10 giorni, per mettere a punto l'intesa tra Atlantia, Aspi e Cdp che darà farà entrare nel vivo l'operazione. E prima del 27 luglio Cassa Depositi e Prestiti dovrà riunire il proprio cda, che non sarebbe stato ancora convocato. Ma i tempi sono ancora più stringenti se si considerano non solo le scadenze dietro l'angolo ma soprattutto se si guarda all'obiettivo della quotazione di Aspi all'inizio dell'anno prossimo e, al contempo, alla portata dei nodi che devono essere sciolti per realizzazione un'operazione così complessa. C'è la questione centrale del valore di Aspi sulla base del quale potrà essere varato l'aumento di capitale. Altrettanto cruciale la partita dei nuovi investitori che scenderanno in campo. Uno dei punti sul quale si sta focalizzando l'attenzione, spiegano fonti vicine al dossier, è quella della partnership industriale che possa apportare il proprio expertise in materia di gestione di infrastrutture autostradali. E' l'aspetto questo che, in questi giorni, ad esempio, hanno sottolineato fonti vicine a colossi come Macquarie, che riconferma il proprio interesse a essere della partita insieme a Cdp, quale presidio di tutela dell'interesse pubblico. Interessato sarebbe il fondo statunitense Blackstone, specializzato in infrastrutture. Ma, come sempre, in queste grandi partite industriali, c'è sempre anche il tema dell'italianità. Si guarda tra gli altri, a F2i, a Poste Vita. Ma uno dei più importanti requisiti, come ha detto Gualtieri, è quello di essere “investitori pazienti”, cioè investitori proiettati sul lungo periodo.
Ieri il titolare del Mef ha colto l'occasione per puntualizzare i contorni e la sostanza dell'operazione messa in campo, che, ha voluto mettere in chiaro, non è una statalizzazione. “Ho letto i giornali e francamente trovo alcune analisi che non sono corrispondenti alla realtà”, ha detto intervenendo al congresso nazionale di Ali, la Lega delle autonomie locali. “Noi qui stiamo intervenendo con una soluzione molto efficace rispetto a una vicenda molto complessa, unica per evidenti ragioni. Il negoziato che si è protratto nella notte non è stato tra ministri ma tra governo e Aspi e non riguardava l'assetto proprietario”, ha precisato spiegando che “quello che per noi è sempre stato l'elemento fondamentale e cioè la piena accettazione del regime tariffario definito dall'Autorità indipendente, quindi tariffe corrette, investimenti, sicurezza, insomma un regime concessorio moderno”. Questo “è un tema della competitività del Paese, questo è un fattore di modernità e competività”.
“Poi – ha aggiunto Gualtieri – è arrivata una proposta sull'assetto proprietario che è riduttivo e semplicistico definire la statalizzazione, è un'impegnativa, grande operazione di politica industriale in cui Cdp, la banca di sviluppo nazionale, che peraltro è pubblica e aperta al capitale privato delle fondazioni bancarie, sarà la guida di una cordata di investitori anche istituzionali e fondi pensione, risparmio di lungo termine dei cittadini italiani, per rilanciare gli investimenti sulla rete autostradale, e questo porterà poi a una quotazione di Aspi, quindi a un'apertura del capitale”. Si tratta, ha rimarcato, di “un'operazione innovativa nella sua configurazione che ha l'obiettivo di convogliare investimenti di lungo termine perchè la rete autostradale, oltre a essere un monopolio naturale, richiede investitori pazienti e di lungo termine”.