Roma, 22 lug. – Quanto si sentono rappresentate le donne e ragazze italiane nei media e sui social network? E quanto le immagini alterate che questi propongono possono compromettere la visione che le donne hanno di loro stesse ed il proprio corpo? Dove, da anni impegnata a diffondere modelli reali e non alterati di donne e ragazze, ha realizzato una ricerca in collaborazione con Edelman Intelligence raccontando il fenomeno della digital distortion in Italia, con il contributo scientifico di Stefania Andreoli, nota psicologa e psicoterapeuta ed inoltre membro della Commissione Iap dove si occupa di immagine della donna in pubblicità e tutela dei minori.
Secondo la ricerca 'Beauty Confidence ed Autostima' di Dove le immagini di donne ritoccate e diffuse da media e social network, impattano negativamente nella vita di 1 donna italiana su 2, ma non è tutto. Il 75% delle ragazze e l'81% delle donne avverte questa alterazione e quasi 7 donne e ragazze su 10 sono d'accordo che le immagini proposte non somiglino per nulla alle donne reali. Il dato è ancora più rilevante se si pensa che il 73% delle ragazze e 59% delle donne dichiarano di confrontarsi sempre con coetanei ed amici sul loro aspetto fisico ed 8 donne su 10 usano i social network per relazionarsi.
“Questi dati sono più che interessanti: degne di nota sono le risposte quasi unanimi da parte delle donne, a prescindere dall'età e dal momento evolutivo” dichiara la dott.ssa Andreoli. “Mentre infatti – spiega -in adolescenza il paragone con gli altri e il giudizio cercato quanto temuto negli occhi dei coetanei sono un fatto tipico dell'età, la ricerca ci riferisce e conferma un fatto nuovo. Ovvero che l'avvento dei social network non esime più nessuno dal confronto con gli altri, nemmeno gli adulti. L'esposizione attraverso le nostre vetrine social ci mette in vista tanto quanto ci rende spettatori dell'immagine altrui, di fronte alla quale possiamo sentirci interessati e incuriositi ma anche minacciati o vulnerabili, fino ad esperire veri e propri sentimenti di inadeguatezza”.
Come afferma Andreoli, le conseguenze della digital distortion sono reali e si palesano nella vita di molte donne e ragazze, specialmente con una bassa autostima. Quasi il 50% delle ragazze e delle donne italiane confidano di avvertire la pressione di dover essere sempre perfette ed altrettante sentono il dovere di essere sempre presentabili e ben curate. Una condizione opprimente che spesso porta ad una vita di insoddisfazione e frustrazione.
“L'esperienza femminile di continuare a subire la pressione psicologica del valore di sè associato ad una certa immagine estetica, nostro malgrado resiste quanto i possibili condizionamenti che ne conseguono”, continua la psicologa. “Per qualcuna infatti temere la propria inadeguatezza o il giudizio altrui rischia di irrobustire vere e proprie condizioni di disagio che possono produrre stress e addirittura concorrere a favorire vissuti di ansia e alterazioni del tono dell'umore. Non si tratta di reazioni limitate all'esposizione della nostra percezione di fronte a immagini perfette, bensì della cultura di riferimento che costruiamo con i commenti, i like e i dislike che stabiliscono cosa sia accettabile e cosa no, su una scala che la rete e i social media rendono planetaria”.
Proprio per questo, l'obiettivo della campagna Dove 'No Digital Distortion' è quello di diffondere nei media e social media modelli di bellezza inclusivi e reali in cui le donne si rispecchiano ed attraverso i quali possono sentirsi rappresentate ed ispirate.
“Il 68% delle ragazze e l'81% delle donne chiede di rivedere sui social network e media modelli reali di bellezza”, afferma Ugo de Giovanni Direttore Marketing Home & Personal Care di Unilever Italia. E “più del 75% di donne e ragazze preferisce essere giudicata per quello che fa o dice piuttosto che per il solo aspetto fisico. E' una richiesta che noi di Dove abbiamo preso a cuore e fatto nostra, realizzando anche un progetto con Getty Images, la banca dati più grande al mondo, su cui abbiamo messo a disposizione di tutti, foto di donne reali senza alterazioni o filtri. Questo è solo un tassello del grande impegno nazionale ed internazionale di Dove a favore dell'autostima di donne e giovani donne”.
“Non è infrequente che le ragazze e le donne con cui parlo si facciano portatrici di un messaggio – aggiunge Andreoli -: il bisogno di affermare sè stesse attraverso i pensieri che fanno, i contenuti che portano, i gesti che compiono. Immagini irrealistiche – e quindi irraggiungibili – gettano fumo negli occhi e rischiano di distrarre e porre l'attenzione su aspetti identitari esclusivamente superficiali, mentre parlare di autostima significa nominare un concetto largo e onnicomprensivo, che non si limita assolutamente a come siamo fatte esteriormente. Che il modello straordinario e aspirazionale diventi allora per tutti – ma in primis per le giovanissime – quello del femminile che cambia il mondo, non che al mondo si adegua. Un conto infatti è avere un'immagine. Tutto un altro è essere qualcuno”.