Roma, 21 lug. – Rappresenta uno dei sintomi più frequenti nei pazienti oncologici: è il dolore cronico correlato a neoplasia. Le cause sono diverse: il più delle volte il dolore è dovuto al tumore o alle sue metastasi che comprimono ossa, organi, terminazioni nervose. Ma può essere causato anche dalle terapie assunte o da altri trattamenti necessari per tentare di sconfiggere il cancro.
“In Italia nel 2019 – afferma Domenico Corsi, primario del reparto di Oncologia dell'ospedale Fatebenefratelli di Roma – si sono registrate circa 375.000 nuove diagnosi di tumore e circa 175.000 pazienti sono morti per questa malattia. Il dolore cronico può essere presente anche in chi ha superato il tumore, come sequela dei trattamenti utilizzati per curare la malattia: dolore da conseguenza di interventi chirurgici per lo più sul torace, dolore da fibrosi o da infiammazione conseguente alla radioterapia, neuropatie successive ad alcuni trattamenti chemioterapici, dolori osteomuscolari legati all'utilizzo di farmaci ormonali per il trattamento del tumore della mammella. Il numero di questi pazienti è meno quantificabile, ma è in continuo aumento se si pensa che in Italia i pazienti che vivono con un tumore o che sono guariti da un tumore erano meno di un milione e mezzo all'inizio degli anni Novanta e si stima saranno 4,5 milioni nel 2020”.
Il lungo lockdown ha messo a dura prova tutti, in particolar modo chi soffre di tali disturbi: da marzo gli ambulatori garantiscono solo le urgenze. Rinviati, invece, controlli ed esami. “Gli interventi chirurgici sui pazienti oncologici con nuove diagnosi sono stati garantiti – sottolinea Corsi – così come le prime visite e le terapie in corso. Sono state, invece, sospese le visite di controllo per evitare a molti di accedere negli ospedali, luoghi a rischio per la trasmissione di infezioni. Tutte le oncologie italiane si sono organizzate contattando personalmente i pazienti prenotati per un controllo, facendosi trasmettere via fax o mail gli esami effettuati e favorendo l'accesso in ospedale di coloro che riferivano sintomi sospetti o presentavano esami suggestivi di una ripresa della malattia neoplastica. Nonostante ciò, in Italia circa il 15-20% dei pazienti oncologici ha smesso di curarsi o non si è presentato ai previsti appuntamenti per paura di contrarre il Sars-Cov-2”.
L'effetto più negativo della pandemia in oncologia è legato al ritardo diagnostico. “Non solo determinato dalla sospensione dei programmi di screening il cui effetto è ancora prematuro da valutare – prosegue l'oncologo – quanto soprattutto al fatto che molti malati, per paura di contrarre il virus nei luoghi di cura, hanno rinviato visite ed esami, tenendosi malattie sintomatiche per mesi. I Pronto soccorso degli ospedali 'no-Covid' tra marzo e aprile hanno avuto un'enorme contrazione di accessi, come se alcune malattie fossero improvvisamente sparite. Adesso stiamo vedendo patologie, per le quali un ritardo di 2-3 mesi nella diagnosi e nell'inizio della cura avrà sicuramente un impatto molto negativo sul successo della stessa”.
“Durante la pandemia – ricorda Corsi – anche nelle regioni che hanno avuto la maggiore incidenza di casi di Covid-19, i reparti di oncologia hanno continuato a seguire i loro i pazienti, in particolare quelli con dolore intenso, sintomatici per effetto della loro malattia. In diverse situazioni si è cercato, nell'interesse dei pazienti, di ridurre il loro accesso in ospedale e in alcune circostanze il monitoraggio della terapia antalgica ed eventuali aggiustamenti della stessa sono stati effettuati in telemedicina o più spesso telefonicamente. Il dolore è in ogni caso una percezione soggettiva fortemente influenzata dalla paura, dall'isolamento, dall'angoscia, dall'insonnia e migliorata dalle distrazioni, dall'empatia, dalla solidarietà. La riduzione delle visite dei familiari dei pazienti ricoverati negli ospedali e negli hospice oncologici e le limitazioni del lungo periodo di quarantena possono aver sicuramente influito negativamente su questa percezione, determinando un sicuro peggioramento di questa situazione”.
“Ad oggi sono in fase di elaborazione i dati raccolti dagli oncologi italiani – conclude Corsi – : soprattutto nel Nord Italia si sono registrati molti casi, spesso anche fatali, tra i malati di tumore. I pazienti più a rischio sembra siano quelli affetti da neoplasia del polmone o che effettuano l'immunoterapia”.
Ma tra i dolori peggiori c'è anche la solitudine: per contrastare questo senso di abbandono che la concentrazione dell'informazione sul coronavirus ha generato tra le persone affette da dolore benigno e patologie reumatiche, Alfasigma, azienda leader con una forte specializzazione nelle aree di ortopedia e reumatologia, ha avviato l'iniziativa 'Alfasigma News&service: l'informazione verificata ai tempi del Coronavirus', che vuole trasmettere vicinanza ai pazienti e ai loro familiari con notizie utili e certificate. Alfasigma News&service tratterà, con l'aiuto di esperti, tutti quegli argomenti inerenti alle patologie reumatiche connessi a Covid-19 su cui si è riscontrata una carenza di comunicazione, mettendo il paziente nella condizione di poter essere protagonista attivo nel proprio percorso di cura e di poter migliorare la propria aderenza terapeutica.