Roma, 10 ago. – di Francesco Saita – "Oggi il Nord viene barattato per i voti al Sud". Per Umberto Bossi, fondatore della Lega nord, la questione settentrionale, di nuovo al centro del dibattito leghista, con i venti frondisti che si levano da Lombardia e Veneto, resta il faro: "Io dico – spiega in una intervista alla Nuova Padania, che Adnkronos può anticipare nei passaggi salienti – che occorreva non avere paura di continuare a tenere alta la bandiera della questione settentrionale, anche se poi ti attaccano". Da Gemonio il vecchio leader ribadisce la sua posizione, già espressa all'ultimo congresso della Lega nord, lo scorso dicembre, contraria alla svolta nazionalista di Salvini: "E' il Nord che deve muoversi", scandisce: "Perchè tutto è rimasto come un tempo… . Neutralizzata anche la spinta federalista, la nostra devolution, oggi il Nord è al centro di uno scambio".
"Il Palazzo non ti dà niente, l'autonomia non te la vogliono dare, e si vede. Ma non è motivo per interrompere la battaglia – spiega ancora il Senatur – . Le ragioni del Nord sono vive e non sono cambiate. Il Nord fa ancora paura a Roma, senza la Lombardia e il Veneto l'Italia non è ricevuta da nessuno, non pesa economicamente, politicamente, commercialmente. Dove ci sono Lombardia e Veneto invece si vince" Bossi ricorda i valori delle origini: La Lega è nata perchè c'erano "due Italie con esigenze diverse, velocità diverse, una politica marcatamente assistenziale che non dava frutti. Il Nord era già in Europa, ma Roma guardava a Sud. Come oggi…". E ricorda anche la lotta alla mafia che si infiltrava al nord: volevamo dissequestrare le regioni "che stavano per finire nelle mani della mafia, della camorra, della 'ndrangheta.
Dopo i soggiorni obbligati, ci trovammo a fare i conti con i sequestri, con le infiltrazioni malavitose. Il Nord doveva reagire, e cacciare via i corpi estranei della criminalità organizzata, dovevamo creare gli anticorpi e l'anticorpo era la Lega, nemico delle mafie". Bossi, guardando il paese di oggi, dice no all'assistenzialismo: "Il lavoro non deve venire dallo Stato che assiste, come accade ancora oggi al Sud". Anzi: "E' piuttosto l'economia che deve essere liberata dai blocchi di una burocrazia arroccata che dispensa favori in cambio di voti”.