Roma, 16 ago. – “Lucido, sincero”, capace di leggere fuori da “schemi precostituiti”, ma con il torto di dire “cose giuste nei tempi e nei modi sbagliati”. Luciano Violante, interpellato dall'Adnkronos, ricorda così Francesco Cossiga a dieci anni dalla morte.
“Innanzi tutto -sottolinea l'ex presidente della Camera- capì gli effetti che la caduta del Muro di Berlino, prima ancora che avvenisse, avrebbe prodotto sui partiti tradizionalmente di maggioranza e sul Partito comunista. Questo per la sua lucidità e capacità di leggere fuori dagli schemi precostituiti, per la sua passione per la politica estera che lo portava ad informarsi su quanto accadeva negli altri Paesi. E sono elementi che costituiscono la statura di un uomo politico”.
“Aveva molto da insegnare, ma purtroppo spesso fu nemico di se stesso, arrivando a dire cose giuste nei tempi e nei modi sbagliati, con esplosioni di ira e anche ricorrendo al dileggio. Questo gli alienò le simpatie di molti, lo portò ad avere tanti nemici, a cominciare dall'interno del suo stesso partito”.
“Ad esempio -prosegue Violante- nel rivendicare il ruolo di Gladio, nel definire patriota chi ne aveva fatto parte, avrebbe dovuto spiegare le ragioni che giustificavano la necessità di una struttura del genere”.
“Tuttavia -conclude l'ex presidente della Camera- il Paese ha bisogno di quella sincerità di cui, nel bene e nel male, fu capace Cossiga. Non era un uomo ipocrita, doppio, sapeva riflettere non solo su ciò che lo circondava, ma anche su se stesso, e quando si accorgeva di aver sbagliato era capace di chiedere scusa e di riallacciare rapporti con i suoi interlocutori”.