E’ morto Cesare Romiti, l’uomo della Fiat. Aveva compiuto 97 anni il 24 giugno. Grande manager, e poi imprenditore in proprio con minore successo, la sua storia resterà legata indissolubilmente ai venticinque anni passati in Fiat, dove arriva nel 1974 e che lascia nel 1998 dopo esserne stato amministratore delegato e presidente. Si dice Romiti e si pensa ovviamente Gianni Agnelli. Dell’Avvocato il manager romano, arrivato a Torino dopo esperienze nella chimica e nel mondo delle Partecipazioni statali, dove guida tra l’altro Alitalia e le costruzioni di Italstat, è stato uomo di assoluta fiducia e talvolta alter ego, sebbene sempre in un rapporto segnato dalla consapevolezza comune di una profonda distinzione di ruoli.
Dopo l'uscita dalla Fiat e avere rifiutato due offerte (una dalla Zanussi e una da Silvio Berlusconi)diventa imprenditore in proprio. Guida la società finanziaria Gemina (come liquidazione aveva chiesto ad Agnelli la possibilità di acquistarne una quota) che controllava RCS, di cui Romiti è stato presidente dal 1998 al 2004 (successivamente sarà presidente onorario) e la società di costruzioni e ingegneria Impregilo. Nel maggio 2005 entra nel patto di sindacato degli Aeroporti di Roma. Nel 2007 la famiglia Romiti (Cesare e i due figli Maurizio e Piergiorgio) viene progressivamente estromessa prima da Gemina, quindi da Impregilo, poi da Aeroporti di Roma.
Romiti ha costituito nel 2003 la Fondazione Italia-Cina, che presiede dal 2004; la Fondazione raduna decine di personalità imprenditoriali e aziende interessate al mercato cinese. Dal 2006 al 2013 è stato presidente dell'Accademia di Belle Arti di Roma.È presidente onorario e membro del comitato esecutivo dell'Aspen Institute.