Roma, 21 ago. – – Cambiando il nostro modo di approcciarci al cibo si potrebbe spostare la data dell'Overshoot Day in avanti di 32 giorni. Perchè il cibo rappresenta il principale fattore che spinge l'uomo a fare pressione sugli ecosistemi naturali.La sua produzione rappresenta fino al 29% dell'impronta ecologica globale. Il modo in cui lo produciamo, distribuiamo e consumiamo determina circa il 70% dei prelievi di acqua dolce, provoca fino al 37% delle emissioni totali di gas serra e si appropria di circa la metà delle terre abitabili del mondo.
Gli attuali sistemi alimentari, inoltre, richiedono alte quantità di energia e dipendono ancora molto dai combustibili fossili. Questa dipendenza è più alta per la produzione di alimenti di origine animale (in media, per produrre 1 caloria di prodotti di origine animale, servono circa 5,7 calorie di combustibile fossile). Molte colture viaggiano spesso su lunghe distanze prima di raggiungere i consumatori, visto che meno di un terzo della popolazione mondiale riesce ad acquistare prodotti alimentari a base vegetale provenienti da una distanza inferiore a 100 km. Lo stesso vale per i mangimi e molti prodotti alimentari trasformati lungo la catena di approvvigionamento. Insomma, il cibo rappresenta la chiave per spostare in avanti la data dell'Overshoot Day: questa la posizione espressa dalla Fondazione Barilla, che ha raccolto e analizzato questi dati per l'Italia.
"Quest'anno la riduzione della nostra impronta ecologica è finalmente arrivata. Tuttavia, non possiamo considerare questo risultato un successo perchè il cambiamento a cui abbiamo assistito è stato la diretta conseguenza delle misure di restrizione imposte in tutto il mondo dalla pandemia, non l'effetto di un progetto di trasformazione strutturale del sistema alimentare", dichiara Marta Antonelli, direttore di Ricerca della Fondazione Barilla, commentando la data dell'Overshoot Day, il 22 agosto, che quest'anno arriva con quasi un mese di ritardo rispetto al 2019.
"Il cambiamento registrato – aggiunge – rappresenta la prova tangibile che una trasformazione sostenibile è possibile ed evidenzia il potere che abbiamo come cittadini, attraverso ciò che mettiamo ogni giorno nel piatto. Insieme al Global Footprint Network abbiamo stimato che ripensando il nostro approccio al cibo, eliminando gli sprechi alimentari, prediligendo alimenti stagionali, scegliendo prodotti sostenibili e seguendo diete più sane, bilanciate e a base vegetale potremmo spostare l'Overshoot Day in avanti di 32 giorni”.
Per farlo, fondazione Barilla ha elaborato 5 consigli, alla portata di tutti, per spostare in avanti la data dell'Overshoot Day: preferire alimenti a base vegetale; acquistare dagli agricoltori locali seguendo la stagionalità, accorciando così la catena di approvvigionamento tra produttore e consumatore e sostenendo l'economia del territorio; scegliere alimenti prodotti con pratiche agricole sostenibili, per aiutare a decarbonizzare il sistema alimentare rispettando gli ecosistemi naturali; seguire regimi alimentari sani e sostenibili, come la Dieta Mediterranea, per fare bene alla nostra salute e a quella del Pianeta; prevenire le perdite e gli sprechi alimentari (il cibo sprecato in un anno rappresenta circa l'8% delle emissioni annuali di gas a effetto serra).
A livello globale, numerosi attori si sono già attivati per ripensare gli attuali sistemi alimentari in un'ottica più sostenibile. L'Oms, ad esempio, ha lavorato sulle linee guida per elaborare modelli dietetici sani e sostenibili. La Fao ha lavorato perchè i governi acquisissero sempre più consapevolezza sui danni economici, sociali e ambientali legati allo spreco alimentare. L'Ue ha elaborato la strategia From Farm to Fork per costruire un sistema alimentare resiliente, equo e sano. E se da una parte stakeholder e policy makers sono già scesi in campo, adesso è il momento che ognuno di noi dia il proprio contributo attraverso piccole scelte quotidiane.