L’infarto asintomatico o silente statisticamente riguarda la metà dei casi che si verificano. L’infarto asintomatico avviene in maniera silenziosa e senza sintomi. A sostenerlo è uno studio pubblicato sulla rivista Circulation da Elsayed Soliman presso il Wake Forest Baptist Medical Center a Winston-Salem, in Carolina del Nord. I ricercatori, cardiologi americani, che hanno condotto lo studio hanno analizzato per tanti anni lo stato di salute cardiovascolare di un campione di quasi 9500 individui partecipanti a uno studio sull'aterosclerosi.
Nel corso degli anni di follow up 317 partecipanti hanno avuto un infarto silente, 386 un attacco cardiaco con i classici sintomi clinici (dolore toracico, fiato spezzato, sudore freddo). Alla fine gli esperti hanno dedotto che il 45% degli infarti è silenzioso e i pazienti di avere solo un problema di digestione o a un muscolo. Non si riconosce. Sempre secondo la ricerca, l'infarto silenzioso risulta più frequente tra gli uomini ma più pericoloso per le donne, e triplica il rischio di morte per cause cardiache, aumentando del 34% il rischio di morte per qualunque causa. In ogni caso l'infarto senza sintomi è pericoloso quanto un normalissimo attacco di cuore, anzi può esserlo ancora di più in assenza di un riconoscimento a posteriori, se il soggetto non viene curato come avviene per un paziente reduce da infarto riconosciuto, né gli viene raccomandato di ridurre i fattori di rischio (fumo, sovrappeso, diabete, pressione alta, colesterolo alto).
Il dottor Soliman, autore della ricerca, ricorda che le persone che hanno avuto un infarto silenzioso dovrebbero essere curate come le altre persone che hanno avuto un infarto. "Bisogna abbandonare il fumo, fare attenzione al peso, controllare la pressione sanguigna e il colesterolo. E' anche importante fare sport", spiega Soliman. I dati. L'infarto è considerato un big killer con 7,4 milioni di decessi nel 2012 in tutto il mondo. Sono molte le condizioni che compromettono la salute del cuore: su alcune si può fare molto. Il Progetto Cuore dell’Istituto Superiore di Sanità ha rivelato, per esempio, che tra le donne in menopausa il 58% è ipertesa, il 51% ha livelli di colesterolo elevati, il 12% ha il diabete e ben il 67% è in sovrappeso o obesa: tutte condizioni su cui è possibile intervenire.
Per gli uomini, la situazione non è molto più rosea. Vediamo nel dettaglio quali sono i principali fattori di rischio cardiovascolare. Malattie cardiovascolari. Con l'invecchiamento aumentano le possibilità di soffrire di una malattia cardiovascolare. C’è poco da fare, perché l’età è il primo fattore di rischio. Questo è vero per gli uomini e tanto più per le donne dal momento in cui entrano in menopausa, quando la protezione offerta degli ormoni femminili scompare, lasciando il sistema cardiocircolatorio 'scoperto'. Prima di quel periodo, però, è vero che esiste una grande disparità: gli uomini hanno una probabilità sensibilmente maggiore di ammalarsi, tanto che essere maschi è considerato un altro importante fattore di rischio, soprattutto per l’infarto del miocardio, mentre nelle donne sono più frequenti gli ictus e le malattie cerebrovasclari.