Ragusa – Questa volta non siamo di fronte alla solita polemichetta politico amministrativa ma ad uno dei punti nodali di quello che potrebbe essere uno sviluppo strategico della vita cittadina. Parliamo del futuro e della destinazione che potrebbe avere il cosiddetto Palazzo Tumino, l’edificio ‘monstre’ che da viale del Fante, quasi di fronte al Palazzo della Provincia corre parallelamente o quasi a viale Tenente Lena fino alla rotatoria e al giardino sottostante la stazione ferroviaria e piazza del Popolo. La discussione attuale nasce da alcune osservazioni poste dal capogruppo 5 stelle Sergio Firrincieli che, di fronte ad un avviso pubblico informale che sembra stia passando sotto silenzio, osserva “Palazzo Tumino, un’operazione da 24 milioni di euro per la città. Quindici per l’acquisto mentre altri 9 dovrebbero servire per renderlo fruibile e adeguato allo scopo.
Ecco perché abbiamo chiesto al sindaco di riferire in conferenza dei capigruppo e, a seguire, anche in Consiglio per comprendere in maniera più approfondita quali sono le reali intenzioni dell’amministrazione e, soprattutto, capire in che modo, in termini di spese, tutto ciò inciderebbe sulle casse comunali. A palazzo Tumino dovrebbero essere spostati tutti gli uffici giudiziari. Quale sarebbe, in questo caso, la destinazione del palazzo che ospita l’attuale Tribunale? E’ una domanda che bisogna porsi. A ogni buon conto, al di là del fatto di condividere o meno questa idea del sindaco circa il fatto di spostare tutte le attività presenti in centro storico in quel palazzo, valutazioni sul merito che faremo non appena ne sapremo di più, una considerazione preliminare ci tocca fare.
Non abbiamo ben compreso il motivo per cui un avviso pubblico informale di tale importanza per la nostra città, al di là del fatto di essere regolarmente inserito sul sito internet dell’ente così come accade per qualsiasi altra iniziativa del genere, non abbia trovato una pubblicizzazione supplementare”. Secondo Firrincieli, che parla a nome dell’intero gruppo consiliare grillino, “invece, si dovrebbe fare il possibile per metterlo in rilievo considerato che stiamo parlando di un acquisto importante per la nostra città, legato a un palazzo, mai operativo, che ha fatto la storia dello skyline di Ragusa. Insomma, stiamo parlando di tutta una serie di novità sostanziali che, al pari e forse anche più di altre, meriterebbero una maggiore rilevanza su tutti i canali di comunicazione del sindaco e di palazzo dell’Aquila. Si sta decidendo una linea strategica per il futuro della nostra città. Ed è importante che tutti ne possano essere messi a conoscenza e che questo avviso pubblico informale trovi adeguata rilevanza ovunque”. Prendendo spunto dalla replica a queste affermazioni, il sindaco Cassì coglie l’occasione per esplicitare la propria visione del futuro del “gigantesco immobile mai utilizzato ma in buono stato, a cui da anni i ragusani chiedono di dare una destinazione e che la nostra Amministrazione vuole inserire nel piano strutturale di rilancio del centro storico”.
Dopo un cenno alla “polemica che Modica sta muovendo contro Ragusa (il riferimento è alle dichiarazioni del sindaco della città della Contea Ignazio Abbate n.d.r.)”, Peppe Cassì spiega “lo scorso luglio il Comune di Ragusa ha pubblicato sul proprio sito l’avviso tramite il quale l’Ente ricerca soggetti privati con cui stipulare un accordo di partenariato pubblico privato (PPP), disposti cioè ad acquisire e completare l’immobile facendosi carico per intero del costo necessario, per poi vedere remunerato il proprio investimento in parte con un canone annuo pagato dal Comune, ed in parte con la gestione diretta di alcuni servizi (custodia, pulizia, manutenzioni, eccetera) legati all’uso della struttura. Nella stima complessiva dell’operazione occorre tener conto del valore della attuale sede del Tribunale, che è previsto vada attribuito in permuta: il valore stimato di palazzo Tumino va quindi decurtato di quello dell’immobile di via Natalelli. La cittadella giudiziaria che si insedierebbe nello stabile occuperebbe poco più della metà dell’enorme palazzo, restando la rimanente parte fruibile per altre attività e servizi: potrà trasferirvi la propria sede il comando provinciale della Guardia di Finanza (liberando la attuale sede che potrà essere utilizzata per altre finalità pubbliche), potranno trovare spazio ristoranti, bar, tabacchi, una banca, un ufficio postale, uffici privati, negozi.
Attività i cui canoni di locazione confluirebbero nel canone annuo da versare al privato coinvolto nell’operazione, di fatto azzerandolo (o fortemente mitigandolo). Raggruppare in un’unica sede tutti gli uffici giudiziari che al momento sono dislocati in varie zone della città è certamente funzionale all’obiettivo di razionalizzare e ottimizzare le attività e ridurre i costi complessivi. Succede così in tutti i moderni Uffici Giudiziari. Chi in modo campanilistico anima la polemica, vede nel nostro progetto la fine delle speranze di riportare il Tribunale a Modica. Ma la nostra prospettiva, a cui lavoriamo fin dal primo giorno di insediamento, è più ampia: quell’enorme immobile può essere sede del Tribunale e contemporaneamente di tante altre cose, diventando attrattore di molte funzioni che nel corso degli anni sono state tolte al nostro centro storico, svuotandolo”.
Ma la visione del sindaco di Ragusa è molto più ampia “recuperare ad una fruizione pubblica un immobile di circa 30.000 mq. al centro della città, ricadente in un’area che sarà interessata nei prossimi anni da interventi strutturali di grande impatto, quali la riqualificazione di piazza del popolo (lavori già consegnati per 600mila euro), della stazione centrale (progetto da circa 12 milioni di RFI già al vaglio del provveditorato per le Opere Pubbliche, nel contesto dei lavori di realizzazione della metropolitana leggera), dell’ex scalo merci (già acquisito dal Comune per la cui trasformazione è stato affidato un incarico di progettazione), ha una valenza in sé che va ben oltre l’intenzione di allocarvi la cittadella giudiziaria dei comuni iblei. Si tratta in sostanza di una operazione che si inserisce in un contesto più ampio di riqualificazione funzionale e rigenerazione di una vasta area, che potrà avere ripercussioni benefiche sull’intero centro storico”. (da.di.)