Ragusa, 24 settembre 2020 – Un’indagine condotta nel periodo luglio/agosto 2020, prima estate post Covid-19, tra i giovani del territorio ibleo. Curata del dr. Giuseppe Raffa, pedagogista e coordinatore dell’ambulatorio anti bullismo dell’Azienda Sanitaria di Ragusa, con il supporto tecnico di dr. Giovanni Macca, statistico. «I risultati della presente ricerca dispiegano un quadro controverso dei giovani post Covid. I quali, a differenza dei coetanei del Nord e del Centro Italia, manifestano un importante attaccamento ai valori quali l’amicizia e la famiglia.» sottolinea il dr. Raffa.
RELAZIONE TECNICA RICERCA “UNA VOGLIA ASSURDA”: Chi e cosa gli sono mancati durante il lockdown? Cosa gli ha dato più fastidio? Sono cambiati? Come è stata la prima estate post Covid? Sono queste alcune delle domande contenute nel questionario relativo alla ricerca dal titolo “Una voglia assurda”, firmata e condotta da luglio ad agosto 2020 dal dr. Giuseppe Raffa, pedagogista, coordinatore dell’ambulatorio anitbullismi della Asp di Ragusa, col supporto tecnico di Giovanni macca, statistico, e il pieno supporto della direzione generale della Asp iblea. L’azione, realizzata sia su questionario cartaceo che tecnologico (whatsapp), ha coinvolto oltre 500 giovani della provincia di Ragusa in età compresa tra i 15 ed i 25 anni. I ragazzi, per lo più tra i 17 e i 20 anni, nel 78% dei casi studenti, provenivano da Vittoria, Ragusa, Modica e Comiso, soprattutto. I risultati.
Ai giovani iblei è costato parecchio rinunciare agli amici (52%) e ai partner (31%) durante il lockdown. Lo dimostra il fatto che le prime due cose fatte ad emergenza finita sono state vedere gli amici (56,16%) ed incontrare i partner (26%). Ai nostri ragazzi è mancata la scuola, anche se in una percentuale non altissima, circa l’11%. Durante le restrizioni si sono attaccati alla rete, ai social ed alle messaggerie per restare in contatto con amici, partner, conoscenti: 65,75%. La pandemia non li ha cambiati, lo dichiara il 50% del campione. Del quale un 26% ci ha rivelato di essere oggi più altruista di ieri. Solo il 10% ha utilizzato la forzata permanenza a casa per migliorare il dialogo coi genitori. La cosa che ha dato più fastidio ai nostri giovani costretti all’immobilità dal virus è stata il rimanere a casa per quasi due mesi.
Una cosa insopportabile per quasi il 33% del nostro campione. Mentre il 18% circa di loro ha dichiarato che sono stati i sacrifici della emergenza la cosa che hanno tollerato assai poco. Come la paura per sé e per i congiunti, 30,14%. I ragazzi hanno provato un certo fastidio a rispettare le regole sanitarie, 15,07%. La loro estate è stata normale, a sentire il 61,64% del campione. Ma per un eloquente 40% circa di loro la trascorsa stagione estiva è stata invece matta e senza regole. Tanto è vero che un campione equivalente al 12,33 % ad inizio estate ha pensato solo a divertirsi senza regole e a bere alcolici. Nonostante tutto temono che l’autunno possa portare una nuova ondata di contagi, 49,32%. Per quasi il 40% del campione il futuro prossimo è visto come poco chiaro e nebuloso.
I risultati della presente ricerca dispiegano un quadro controverso dei giovani post Covid. I quali, a differenza dei coetanei del Nord e del Centro Italia, manifestano un importante attaccamento ai valori quali l’amicizia e la famiglia. Come i pari età di tutta Italia sono invece attaccatissimi, praticamente appiccicati, alle tecnologie, con il Covid che ha forse acuito tale situazione. E come i giovani del resto della Penisola, anche una parte dei nostri ragazzi ha inteso liberare senza freni le energie represse anche a costo di violare le regole ed abusare degli alcolici. Ciò in percentuale meno alta rispetto a quanto avvenuto questa estate sia al Nord che al Centro. Una diversa sensibilità rispetto ai coetanei italiani si nota nella giusta paura che i nostri giovani nutrono nei riguardi di una nuova ondata autunnale dei contagi da Covid 19. Dr. Giuseppe Raffa, pedagogista, coordinatore ambulatorio antibullismi Asp Rg.