ROMA – La vendita di beni non alimentari ha registrato un forte calo a seguito delle chiusure per il Covid-19. Nella commissione attività produttive l’audizione del direttore centrale per gli studi e la valorizzazione tematica dell’Istat, Gian Paolo Oneto, ha evidenziato i punti più critici dell’effetto pandemia sul commercio. Gli esercizi commerciali appartenenti al settore alimentare sono rimasti aperti e non sono stati colpiti dalla crisi: nella media dei nove mesi hanno segnato una crescita del 3,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Gli esercizi che si occupano di vendite dei beni non alimentari sono stati, invece, penalizzati in modo diretto dalle chiusure e il relativo indice ha registrato un calo complessivo nel periodo del 13,5%.
Oneto ha evidenziato poi i numeri relativi all’occupazione: ’’Nel 2020, dopo la sostanziale stagnazione dell’occupazione nei primi due mesi dell’anno, il sopraggiungere dell’epidemia ha investito il mercato del lavoro causando, tra il primo e il secondo trimestre del 2020, una riduzione del numero di persone occupate nell’insieme dell’economia pari a 470 mila unità (-2%), dovuta soprattutto alla diminuzione dei dipendenti a termine e degli indipendenti. Nei mesi di luglio e agosto vi è stato un parziale recupero ma il numero di occupati a settembre – sostanzialmente stabile rispetto ad agosto – è ancora inferiore a quello di febbraio di circa l’1,4%’’.