ROMA – Hanno nomi impossibili – rocuronio, cisatracurio, midazolam, propofol – e una sorte in comune: a marzo 2020 hanno registrato un aumento della domanda tra il 128% e il 782% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Farmaci e principi attivi ’’dimenticati’’, per lo più iniettivi, funzionali alle prestazioni erogate nelle terapie intensive, sono venuti improvvisamente alla ribalta dei fabbisogni farmaceutici regionali mettendo a dura prova la capacità di risposta delle imprese degli equivalenti e accendendo i riflettori su un’esigenza vitale per il settore sanitario: mantenere in vita una ’’biodiversità di produzione’’ indispensabile alla sostenibilità del SSN, non solo in casi straordinari come quello della pandemia.Il focus sugli effetti dell’emergenza sanitaria sul comparto e le indicazioni di policy che ne derivano sono il cuore dell’edizione 2020 dell’Osservatorio sui farmaci generici, realizzato dalla Società di studi economici Nomisma per Egualia (già Assogenerici), presentato in un evento streaming.
Sotto la lente – in una survey che ha coinvolto direttamente le imprese associate a Egualia – le strategie utilizzate per gestire l’alto grado di complessità e l’urgenza produttiva registrata tra febbraio e aprile. Nella prima fase emergenziale, nel periodo di massima criticità, il 58% delle imprese ha visto aumentare la domanda di farmaci e di queste ben il 93% è riuscita a soddisfare completamente o parzialmente l’aumento della domanda;inoltre, il 58% del totale ha riorientato la produzione verso le categorie di prodotti a maggior rischio di carenza.Riguardo al grado di intensità con cui le aziende hanno messo in atto diverse strategie per incrementare la produzione il 71% ha indicato di aver fatto ricorso alle scorte di magazzino, il 57% di aver usufruito di deroghe emergenziali da parte delle autorità per velocizzare la disponibilità di prodotto sul mercato, il 57% di aver aumentato i turni di lavoro e previsto straordinari per il personale, il 21% di aver impegnato nuovo personale per la produzione, il 50% di aver utilizzato la leva dell’importazione, e il 14%, infine, di aver acquistato nuovi macchinari.
La survey mette anche chiaramente in evidenza i colli di bottiglia che hanno aggiunto criticità al percorso: oltre il 57% delle imprese ha indicato di essere stata ostacolata dalla penuria o assenza di elementi necessari alla produzione; il 73% di aver avuto problemi ad approvvigionarsi di principi attivi; il 54% ha avuto la stessa difficoltà con gli intermedi di sintesi; il 43% ha lamentato interruzioni anomale della supply chain.’’Questa ricerca è diventata una delle cose più importanti della vita di Nomisma. Il settore farmaceutico è tra quelli in cui la nostra imprenditoria ha avuto più successo’’, ha detto il presidente di Nomisma, Piero Gnudi.’’In questi anni ci siamo avvicinati a Nomisma e dal 2015 abbiamo prodotto una serie di rapporti e osservatori sul nostro comparto industriale’’, ha affermato il presidente di Egualia Enrique Hausermann.
’’Da questa mattinata emerge il riconoscimento di quello che il nostro comparto rappresenta nel mondo farmaceutico italiano – ha proseguito Hausermann – ai primi anni duemila, c’era scetticismo. Ora confidiamo nell’appoggio delle istituzioni’’.’’La crisi che stiamo ancora vivendo ha messo in luce tutti problemi legati alla globalizzazione della produzione farmaceutica – ha sottolineato Hausermann -. L’intera Europa si è scoperta ancora troppo dipendente, soprattutto nei momenti critici, da paesi extra-europei per l’approvvigionamento degli sostanze intermedie per sintetizzare i principi attivi e quindi produrre i farmaci. Oggi abbiamo la possibilità di investire in progetti strategici per il Paese, attraverso le risorse che arriveranno con il Recovery Fund: possiamo finalmente investire sul futuro’’.
Chiari gli obiettivi: ’’C’è da riflettere sul concetto di globalizzazione della produzione farmaceutica – ha concluso Hausermann – ma è necessario anche ripensare la struttura distributiva e individuare nuovi modelli di approvvigionamento pubblico dei farmaci perchè non può e non potrà esserci sostenibilità del SSN senza garantire sostenibilità alleimprese che lo riforniscono dei prodotti essenziali alla prosecuzione delle sue attività’’.’’Il ruolo delle agenzie regolatorie sta nel verificare i dati per ora lanciati dai media. I farmaci però non si approvano sui giornali. Le nuove registrazioni di farmaci e vaccini saranno registrazioni europee, ma potrebbero anche diventare scelte nazionali. C’è questa possibilità a causa di tendenze disgregatrici che costituiscono un problema. Le regole europee vanno invece rafforzate’’, ha spiegato il direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco, Nicola Magrini.