Monterosso Almo – Pascoli abusivi, mucche e vitelli uccisi a fucilate a Monterosso. L’Oipa contesta ordinanza del sindaco emanata ieri. Zingaro: «L’ordinanza-ultimatum del sindaco autorizza la macellazione dei capi vaganti. Noi vogliamo che siano salvati e sistemati in santuari e fattorie didattiche». L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) chiede la sospensione e la revisione dell’ordinanza emanata ieri da sindaco di Monterosso Almo (Ragusa), Salvatore Pagano. Il provvedimento prevede la cattura dei bovini vaganti che, se non reclamati dai legittimi proprietari entro due giorni, saranno mandati al macello. Negli ultimi dieci giorni diversi animali, tra mucche e vitelli, sono stati uccisi a fucilate da ignoti.
«ll sindaco pensa di risolvere il problema dei pascoli abusivi con un’ordinanza che, non essendo chiara nella definizione delle competenze e su chi deve fare cosa, di fatto è l’autorizzazione alla macellazione anche di capi non registrati», commenta Riccardo Zingaro, delegato dell’Oipa di Ragusa. «Noi chiediamo che gli animali vaganti che saranno catturati e non reclamati dai proprietari siano messi a disposizione di associazioni e di realtà locali che salvino loro la vita. Mucche e vitelli potranno così vivere in santuari e fattorie didattiche. Lo stesso Comune di Monterosso potrebbe mettere a disposizione un terreno e creare una fattoria didattica, come già successo in altri Comuni.
Sarebbe una conclusione positiva ed esemplare di una vicenda che negli ultimi giorni ha visto strade e terreni macchiati di sangue di poveri animali vaganti, spesso destinati alla macellazione clandestina». L’Oipa di Ragusa chiede inoltre che sia avviato un censimento in stalle e masserie per controllare quali animali siano regolarmente registrati e quali no. «Un censimento mai fatto», conclude Zingaro. «Non è da escludere che in uno stesso allevamento alcuni capi siano registrati e altri no. Il Comune e i servizi veterinari dovrebbero concentrarsi su questo. Dovrebbero allearsi per la vita degli animali, non per la loro morte».