MILANO – Banca Generali si affianca alle pmi italiane per guidarle nel processo di adozione delle best practice internazionali a livello di governance aziendale. La Banca private insieme a SDA Bocconi, Pwc TLS e Cerved ha presentato i risultati del primo anno di lavoro dell’Osservatorio sulla Governance delle Pmi, dal quale sono emerse indicazioni piuttosto chiare sullo stato di salute delle piccole e medie imprese italiane. Sebbene rappresentino quasi l’80% del sistema produttivo nazionale, le pmi italiane evidenziano infatti problemi sul fronte dell’apertura dell’azionariato, dell’inserimento di manager esterni, sulla pianificazione generazionale e sull’adozione di una organizzazione aziendale pensata su misura per il business.
’’Oggi più che mai occorre adottare un approccio olistico nel piano di tutela dei patrimoni familiari, considerando non solo gli aspetti finanziari ma anche quelli non finanziari come ad esempio l’impresa. Il nostro impegno con questo progetto va quindi oltre il semplice sostegno alla ricerca, ma vuole essere un nuovo asset da mettere a disposizione dei nostri clienti-imprenditori per aiutarli a ottimizzare la governance della propria impresa di famiglia’’, ha commentato Andrea Ragaini, vice direttore generale di Banca Generali.Istituito nel 2019, l’Osservatorio sulla Governance delle Pmi ha analizzato i modelli di governance di oltre 5700 pmi italiane con fatturato superiore a 50 milioni per indagare quali siano i fattori comuni che agevolano il business e quali quelli che lo frenano.Dalla fotografia scattata dall’Osservatorio emerge un quadro in chiaroscuro delle pmi italiane.
Ad oggi, infatti, 1 capo azienda su 2 ha un’età superiore ai 60 anni e addirittura 1 su 4 ha un’età superiore ai 70. C’è poi la questione della scarsa apertura all’esterno, con solo il 24% delle aziende indagate che presenta nel proprio board un consigliere proveniente da fuori l’azienda. Tutti fattori che limitano la crescita sul mercato e, di conseguenza, frenano la ripartenza del nostro Paese dopo una fase economica molto dura. Una conferma arriva dal professor Alessandro Minichilli, direttore del Corporate Governance Lab SDA Professor e professore associato all’Università Bocconi, che analizzando i risultati ha commentato: ’’Quello che emerge dall’Osservatorio è la necessità di un salto culturale per portare alle pmi la consapevolezza che una buona governance migliora la reputazione e, di conseguenza, le performance dell’azienda.
Molti imprenditori si stanno rendendo conto che le banche e i potenziali investitori/partner guardano alla governance più di quanto non succedesse in passato’’.Un fattore questo dovuto anche alla crescita degli investimenti ESG che stanno trovando sempre più spazio anche nel risparmio privato, non solo per via della loro maggiore capacità di resilienza. E tra i 3 macrotrend di questi investimenti (Environment, Social e Governance) è proprio la G di Governance quella ad interessare di più gli investitori, come ha confermato il vice direttore generale di Banca Generali Andrea Ragaini: ’’In ambito sostenibilità, oggi la G dell’acronimo Esg è forse il termine meno pubblicizzato. In realtà la governance rappresenta una parte fondamentale per il sano sviluppo di ogni azienda.
D’altra parte una buona governance è la base di partenza per valutare la solidità di una azienda e stiamo quindi parlando di un aspetto che qualunque investitore prende in primaria considerazione’’.