Divieto di spostamenti a livello provinciale piuttosto che comunale. È la modifica che potrebbe essere introdotta per i giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno. Dietro ci sono le pressioni di alcuni partiti politici, di presidenti di regione (come quello del Piemonte) e di alcune comunità. Soprattutto i comuni più piccoli, infatti, si sentono discriminati rispetto alle grandi città. Un esempio? Roma: da un estremo all'altro ci sono circa venti chilometri, mentre alcune cittadine distano molto meno. Ma le pressioni arrivano anche dal mondo produttivo. A intervenire sulla misura contenuta nel Dpcm di Natale, è oggi Cia-Agricoltori Italiani che, preoccupata per la tenuta delle strutture agrituristiche, pone l'interrogativo: "Aperti per chi?": il divieto agli spostamenti tra i Comuni di tutta Italia nelle giornate del 25 e 26 dicembre e del 1° gennaio 2021, è l'ennesima scure sul settore agrituristico e arriva a vanificare l'unica fonte di guadagno rimasta entro fine anno, come anche una delle poche occasioni di condivisione in sicurezza, il pranzo delle festività natalizie e di Capodanno fuori casa e negli agriturismi. Intanto il Viminale ha già pronto un piano per arginare il rischio di caos e mancato rispetto delle norme del Dpcm di Natale.
Il capo della Polizia, Franco Gabrielli, in una circolare inviata ai questori ha chiesto "servizi mirati" lungo le principali strade italiane e nei nodi delle reti di trasporto invitando a prestare la "massima attenzione" nella predisposizione dei servizi. "Le attività in argomento, che dovranno prevedere aliquote della polizia locale – scrive Gabrielli – dovranno essere più pregnanti dal 21 dicembre al 6 gennaio nonché nelle giornate del 25 e 26 dicembre e del 1 gennaio" viste le "particolari limitazioni degli spostamenti tra regioni e comuni". Per il momento chi verrà trovato al di fuori del proprio Comune, ai sensi del decreto legge 25 marzo 2020, rischia una multa dai 400 fino ai 1.000 euro. Ci sono ipotesi di modifica? Il presidente del Piemonte Alberto Cirio ha scritto una lunga lettera al premier Giuseppe Conte in cui chiede che siano consentiti i ricongiungimenti familiari: «Come sai, Presidente, il Piemonte è una regione in cui la presenza di comuni di piccole dimensioni demografiche rappresenta la stragrande maggioranza dei municipi, sono 1.046 infatti i Comuni nei quali la popolazione è al di sotto dei 5.000 abitanti.
Comprenderai quindi quanto sia grande il sentimento di scoramento di moltissimi cittadini». L’argomento usato da chi protesta contro il decreto e contro il Dpcm è il paragone con le grandi città. Tra Roma Nord e Roma Sud ci sono venti chilometri, mentre in molti casi tra un piccolo Comune e l’altro le distanze sono assai più ridotte. Come potrebbe cambiare il divieto di spostamento tra Comuni? L’idea che potrebbe diventare proposta parlamentare è quella di inserire il divieto di spostamento a livello provinciale e non più comunale. Come ha detto tre giorni fa Stefano Bonaccini «una misura di buon senso si potrebbe trovare». Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha già fatto sapere di non essere d’accordo. Se il coniuge/partner si trasferisce nella seconda casa, in un’altra regione di fascia gialla entro il 20 dicembre, l’altro può raggiungerlo tra il 21 dicembre e il 6 gennaio?
No. Il Dpcm prevede il divieto di recarsi nelle seconde case in un’altra regione dal 21 dicembre 2020 al 6 gennaio del 2021. Se si intende trascorrere insieme le feste sarà necessario trovarsi nello stesso luogo entro il 20 dicembre 2020. Se il coniuge/partner si trova nella seconda casa fuori dal Comune il giorno di Natale, l’altro può raggiungerlo? No. Il divieto vale anche per le seconde case che si trovino in un altro Comune, nei giorni 25 e 26 dicembre 2020 e 1° gennaio 2021.