Giarratana – Non saranno festeggiamenti come gli altri anni. E non potrebbe essere altrimenti. Perché le celebrazioni religiose saranno evidentemente segnate dall’emergenza pandemica. Allo stesso modo, però, con la festa di Sant’Antonio abate, la comunità di Giarratana dà il via da oggi ai momenti di giubilo in onore dei santi venerati nel piccolo centro ibleo. “In questo periodo storico di tristezza, di isolamento e di pandemia – dicono i sacerdoti di Giarratana, il parroco, don Mariusz Starczewski, e il vicario, don Francesco Mallemi, nel messaggio rivolto ai fedeli – volgiamo lo sguardo a questo padre del deserto e del monachesimo per imparare ancora una volta da lui come vivere quando sembra che la vita non ci sorrida. Come ogni santo, Antonio, vissuto nel deserto, ha conosciuto il tempo della tristezza e dell’aridità”.
L’apertura dei tradizionali festeggiamenti è in programma quest’oggi, nella chiesa di Sant’Antonio abate, quando, alle 17, ci sarà, innanzitutto, il suono a festa delle campane. Alle 19, poi, è prevista la traslazione del seicentesco simulacro del santo che, però, sulla scorta del decreto vescovile del 13 giugno scorso, in ossequio alle limitazioni vigenti per evitare i contagi, avverrà a porte chiuse, senza presenza dei fedeli. Le iniziative religiose proseguiranno, poi, da mercoledì 13 gennaio per chiudersi domenica 17, festa liturgica di Sant’Antonio abate. La chiesa di sant’Antonio Abate fu rasa al suolo in seguito al disastroso sisma del gennaio 1693. L’opera di ricostruzione fu avviata nei primissimi anni del XVIII secolo nella parte più alta dell’abitato. Il tempio, già nel 1748, era ricostruito e adibito al culto. Tuttavia, fu consacrato solo il 21 settembre 1783 dal vescovo Giovanni Alagona.
Sant’Antonio è considerato anche il protettore degli animali domestici. Non è un caso che la domenica della festa esterna, nel primo pomeriggio, sia stata prevista, gli altri anni, quando non c’era l’emergenza sanitaria, una speciale benedizione degli animali.