Ragusa – “L’orribilissimo terremoto” del 1693 che rase al suolo i centri abitati del Val di Noto mietendo migliaia di vittime, viene ricordato oggi, 11 gennaio, anche a Ragusa.con un programma religioso e culturale, nell’ambito della settima edizione consecutiva di "A.D. 1693 – La Memoria e l'Orgoglio". Una iniziativa che nasce da una proposta progettuale inviata al Comune di Ragusa nell'ottobre 2014 dall'Associazione Youpolis Sicilia, volta ad affiancare alle tradizionali celebrazioni religiose in ricordo del terremoto, momenti di commemorazione civile ed approfondimenti culturali su quanto accaduto – dalla tragedia allo sforzo dei nostri avi per la rinascita, passando da varie fasi importanti della nostra storia locale ad analisi sulla situazione locale di rischio sismico. Il progetto è stato istituzionalizzato con una delibera nel 2015 dalla Giunta Municipale del tempo, diventando così una ricorrenza la cui celebrazione viene promossa dall'Ente ogni anno, con l'ausilio di numerosi partner, enti e associazioni.
La settima edizione di "A.D. 1693 – La Memoria e l'Orgoglio", nel 328° anniversario del terribile sisma, sebbene in forma ridotta a causa dell'emergenza sanitaria, è tutta concentrata sulla giornata dell'11 gennaio, e prevede alle 15 (orario del sisma) il tradizionale suono a distesa delle campane della Cattedrale San Giovanni Battista e della Chiesa Madre San Giorgio; seguiranno poi, nel pomeriggio diverse celebrazioni che si terranno presso le stesse chiese secondo i protocolli di sicurezza (che possono essere seguite anche in diretta Facebook sulle rispettive pagine social), e nello specifico, in Cattedrale: ore 17, Adorazione Eucaristica, Vespri e alle 18.00 Santa Messa; in Chiesa Madre San Giorgio: ore 16.30 Adorazione Eucaristica, Santo Rosario e alle 18.30 Santa Messa. Sotto l’aspetto storico culturale si terrà poi, alle 19.30 una conferenza online di approfondimento storico-culturale che si terrà in diretta sulla Pagina Facebook del Comune di Ragusa. Essa prevede, oltre ai saluti istituzionali del Sindaco Peppe Cassì, gli interventi programmati, moderati da Stefano Vaccaro, di Clorinda Arezzo, Assessore alla Cultura Comune di Ragusa, ("La 'vecchia' chiesa di San Giorgio a Ragusa: una Chiesa destinata all'Oblio"), Giuseppe Carrabino, Assessore alla Cultura del Comune di Augusta ("Augusta nel terremoto del 1693: spigolature archivistiche"), Ivan Nicosia, Guida Turistica ("La Catania Destrutta di Domenico Guglielmini") e di Paolo Dinaro, studioso ("Francofonte e il terremoto del 1693").
Il primo cittadino di Ragusa ha così commentato l’iniziativa con un riferimento all’attuale situazione di pandemia da Covid “celebrare la nostra storia, omaggiando la memoria dei tragici fatti del 1693 credo che quest’anno abbia un valore ancora maggiore, che non viene sminuito ma anzi rafforzato dal voler mantenere un momento culturale di rilievo in maniera digitale. I ragusani avranno così una nuova opportunità di comprendere cos’era questa terra prima del sisma e come da questo sia rifiorita, a riprova della nostra capacità di rialzarsi. Proprio in questi giorni abbiamo bisogno di cultura e di buoni esempi”. Da parte sua Stefano Vaccaro che per ogni edizione dell’evento ha curato l’aspetto culturale, aggiunge “anche quest'anno, nonostante le restrizioni dovute all'emergenza sanitaria, la comunità ragusana potrà stringersi attorno alla sua Storia. Un appuntamento ormai diventato fisso, da 7 anni a questa parte, ci invita alla riflessione e al ricordo dell'accadimento più sconvolgente che si sia abbattuto sugli Iblei.
Proprio quest'ultimi, gli Iblei e la Sicilia orientale, saranno al centro della conferenza che realizzeremo online, che per la prima volta mira ad oltrepassare il confine provinciale per indagare storie, luoghi e personaggi di città che, con Ragusa, condividono una trama comune di distruzione e rinascita. Attraverso studi, ricerche e documenti d'archivio andremo ad aggiungere altre pagine alla grande Storia del nostro territorio in un'ottica di inclusione trasversale”. Tra quanto si può leggere oggi in ricordo del catastrofico evento mai scomparso dalla memoria collettiva di generazioni di abitanti del Val di Noto, proponiamo questa ricostruzione in Live Unict “9 gennaio 1693: la Val di Noto viene distrutta dal terremoto più devastante d'Italia. Decimata la popolazione catanese: 16.000 le vittime del sisma solo nella città dell'elefante. Con una magnitudo di 7,3 è stato il terremoto più forte dell’intero territorio italiano; ventitreesimo nella classifica dei più devastanti del mondo (tra quelli storicamente accertati).
Oltre 45 centri abitati distrutti, circa 60.000 vittime totali, strade spaccate in due e maremoti sulle coste. Un fragore sotterraneo svegliò nel cuore della notte del 9 gennaio 1693 gli abitanti dell’intera valle, epicentro a Melilli e Sortino. Il giorno seguente la situazione sembrava essersi stabilizzata, ma le conseguenze più disastrose si sono invece presentate il terzo giorno, l’11 gennaio, in seguito all’ultima e apocalittica scossa. Per far comprendere meglio la tragicità dell’evento, solo a Catania morirono 16.000 persone su una popolazione di appena 20.000. Secondo una stima, sono stati demoliti in tutto 2 vescovadi, 700 chiese, 22 collegiate, 250 monasteri, 49 città, con ingente danno al patrimonio artistico e culturale della Sicilia orientale. Si presume che il sisma si sia originato dai fondali non lontani dalla costa tra Catania e Siracusa, dati anche i successivi maremoti che hanno colpito l’isola in seguito al già devastante terremoto.
Lo sciame sismico con le scosse di assestamento, si protrasse ancora per due anni con circa 1.500 eventi successivi registrati.Volendo guardare al lato positivo della tragedia, proprio la distruzione degli edifici preesistenti ha portato alla rinascita barocca della zona: le chiese, i palazzi, le case e le città furono ricostruite seguendo i canoni di quel gusto barocco che si era diffuso tra il 600 e il 700, portando così alla nascita di stupende strutture di inestimabile valore architettonico e simbolico per la nostra regione”. (daniele distefano)