Ragusa – Nel dicembre scorso, secondo la stima preliminare dell’Istat, l’indice dei prezzi al consumo in provincia di Ragusa, ricalcando quanto accaduto a livello nazionale, è aumentato dello 0,3% su base mensile e sceso dello 0,1% su base annua (era -0,2% nel mese precedente). Anche nell’area iblea, dunque, l’inflazione resta così negativa per l’ottavo mese consecutivo, a causa per lo più dei prezzi dei beni energetici (-7,7%, da -8,6% del mese precedente). La "inflazione di fondo", al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici accelerano entrambe a +0,7% (rispettivamente da +0,4% e da +0,6%). L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dello 0,2% su base mensile e diminuisce dello 0,3% su base annua (come a novembre). La variazione media annua del 2020 è pari a -0,1% (era +0,6% nel 2019). Se si guarda all’intero 2020 della provincia di Ragusa, in media i prezzi al consumo registrano una diminuzione pari a -0,2% (da +0,6% del 2019).
“Nonostante il moderato incremento rilevato in termini congiunturali (+0,3%), leggermente superiore a quanto previsto (+0,1), nel confronto annuo a dicembre permane la situazione di deflazione che si protrae da otto mesi – chiarisce il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti – L’anno che si è appena concluso registra la terza variazione negativa dei prezzi, l’ultima era stata nel 2016. Anche escludendo la principale determinante deflazionistica dovuta agli energetici, l’inflazione di fondo resta comunque allo 0,5%. Stante il permanere di una situazione eccezionalmente critica, non solo nella nostra provincia, è difficile immaginare impulsi sui prezzi in grado di riportare l’inflazione su valori prossimi all’1% prima dell’estate. Dobbiamo dunque prepararci ad affrontare questi mesi con misure all’altezza della situazione per evitare di contenere il più possibile i danni derivanti dalla crisi economica determinata dal coronavirus”.
Da rilevare che la filiera della distribuzione alimentare ha retto egregiamente l’urto dell’incremento di domanda dovuto alla diversificazione degli acquisti dalla ristorazione all’alimentazione domestica che interessa più direttamente i negozi al dettaglio.