Potrebbe essere arrivato a una svolta il caso dei Maiorana. Lo scorso 13 gennaio è stato infatti reso noto il ritrovamento di resti umani, rinvenuti lo scorso dicembre nelle acque della Diga Garcia. Secondo gli inquirenti, si potrebbe avere a che fare con le spoglie di Stefano e Antonio Maiorana, padre e figlio spariti nel nulla il 3 agosto 2007.
La scomparsa dopo la lite al cantiere all’Isola delle Femmine
Per ripercorrere la storia del caso Maiorana, è necessario tornare indietro nel tempo all’estate del 2007, quando padre e figlio fecero perdere le loro tracce dopo essere stati visti l’ultima volta presso un cantiere situato all’Isola delle Femmine.
A seguito della denuncia di scomparsa, la loro auto, una Smart chiusa a chiave, è stata ritrovata presso l’aeroporto del capoluogo siciliano. Ai tempi, i nominativi di Maiorana padre e figlio, ai tempi studente universitario, non figuravano in alcun elenco di passeggeri di aerei in procinto di lasciare lo scalo palermitano. Secondo gli inquirenti, la scomparsa dei Maiorana potrebbe essere legata a una lite in cantiere successiva a un ricatto da parte del padre all’allora socio Paolo Alamia, oggetti di pressioni da parte del Maiorana per ottenere la cessione di una società che si era occupata di costruire alcuni edifici a carattere residenziale sul territorio dell’Isola delle Femmine. Come già detto, il ritrovamento effettivo di quelli che potrebbero essere i corpi risale a dicembre 2020. Secondo gli inquirenti, che hanno fatto la macabra scoperta in un periodo di scarsa piovosità, i cadaveri sarebbero rimasti in acqua per almeno dieci anni. Questo, per ovvi motivi, ha compromesso la loro riconoscibilità dei resti. Sulla base di quanto riportato da testate come Il Mattino, ora come ora non sarebbe possibile neanche riconoscere il sesso. Motivo per cui, prima di avere una conferma in merito all’effettiva identità dei soggetti deceduti, sarà necessario attendere l’esame del DNA. Un altro dettaglio che è stato reso noto dai professionisti che hanno condotto le indagini riguarda la presenza, accanto ai corpi, di una corda e di un cubo in cemento.
L’opposizione alla richiesta di archiviazione
Del caso Maiorana si era parlato anche nei mesi scorsi per motivi diversi da quella che potrebbe costituire una svolta inaspettata. Risale infatti a meno di un trimestre fa la decisione di Rosaria Accardo, l’ex moglie dell’imprenditore, di opporsi alla richiesta di archiviazione proposta dalla Procura di Palermo. La suddetta richiesta era giunta a seguito della riapertura del caso con il focus su due indagati: Paolo Alamia, successivamente deceduto e con alle spalle rapporti societari con Vito Ciancimino, e il costruttore Giuseppe Di Maggio.
Una diga tristemente nota
La Diga Garcia, che si trova nel territorio comunale di Contessa Entellina, è un luogo tristemente noto alle cronache siciliane. Questa zona di Trinacria, infatti, è stata intitolata a Mario Francese. Il cronista de Il Giornale di Sicilia è passato alla storia per la sua tragica morte: il 26 gennaio 1979 è stato infatti ucciso dalla mafia a soli 54 anni, dopo una vita passata a curare inchieste per scoperchiare il malaffare e, in particolare, i traffici che ruotavano attorno alla realizzazione dell’impianto. Oggi a ricordare la sua figura di penna combattente contro la criminalità organizzata c’è una targa, apposta nel 2013 a seguito di un’iniziativa di Legambiente Sicilia. Il suo corpo è stato trovato in una circostanza molto simile a quella dei resti umani che, visti per la prima volta da un passante lo scorso mese di dicembre, potrebbero essere il primo passo verso una nuova fase di uno dei cold case più celebri dell’ultimo ventennio in Sicilia. Fonte: Lettoquotidiano.it