La devozione della comunità comisana vuole tornare di nuovo a manifestarsi, in maniera prorompente, nonostante la pandemia da Covid-19, nei confronti del proprio patrono. Accadrà anche il 3 febbraio in occasione della festa liturgica di San Biagio con tutta una serie di celebrazioni che si terranno, naturalmente, rispettando le prescrizioni anticontagio. Gli appuntamenti religiosi che anticiperanno la giornata prenderanno il via domenica 31 gennaio e proseguiranno sino al mercoledì. La rettoria di San Biagio ha reso noti i contenuti del programma che saranno esclusivamente a sfondo religioso e che, nella giornata della festa liturgica, saranno caratterizzati dal rito della benedizione della gola. Ma perché è così diffusa la devozione del vescovo e martire nella cittadina casmenea? Sembra che il culto sia legato alla presenza di una comunità bizantina nei pressi del quartiere di Abraxia’s dell’antica Comiso.
La costruzione della chiesa, oggi rettoria della parrocchia di Santa Maria delle Stelle, risale al 1500. Fu edificata sui resti di una preesistente chiesa basilide del III-IV secolo. Sembra che la chiesa fosse a tre navate con una cupola centrale, distrutte però dal terremoto del 1693 che colpì tutto il Val di Noto. Nel 1700, fu ricostruita a una navata. Alle messe che caratterizzeranno il programma saranno ammesse solo 130 persone per ogni celebrazione. Nell’edificio di culto, come comunica il rettore, il sacerdote Innocenzo Mascali, sarà possibile entrare solo da via San Biagio. Vissuto tra il III e il V secolo a Sebaste in Armenia, Biagio era medico e venne nominato vescovo della sua città.
A causa della sua fede venne imprigionato dai Romani. Durante il processo, rifiutò di rinnegare la fede cristiana. Per punizione fu straziato con i pettini di ferro che si usano per cardare la lana. Morì decapitato.