Giuseppe Conte si è dimesso dall'incarico di presidente del Consiglio e adesso comincia la complicata fase politica e costituzionale che si concluderà solamente quando un nuovo presidente del Consiglio e si suoi ministri giureranno nelle mani del presidente della Repubblica.
Giuseppe Conte sale al Quirinale e si dimette:
Il primo passo sono appunto le dimissioni. E qui si può cominciare a discutere sul carattere di questa crisi di governo. Ha natura parlamentare o, come è accaduto molto spesso, è di natura extraparlamentare? In effetti Conte si è presentato davanti al Senato, dove ha ottenuto la fiducia e quindi si dovrebbe propendere per la seconda ipotesi. Una crisi nata da contrasti fra i partiti della coalizione di governo che non è stata sancita da un voto di sfiducia.
Alla fine Giuseppe Conte si è deciso al passo che ha sempre voluto evitare: oggi ha comunicato al Consiglio dei ministri le dimissioni. Il Conte bis è arrivato al capolinea. E adesso si apre la fase più rischiosa. Il premier scommette sulla possibilità di un “ter” che non lo costringa a dipendere dal “sì” di Matteo Renzi. Per tutta la giornata di ieri si è speso personalmente per la trattativa con i centristi, proseguita nella notte con la carta dell’annuncio delle dimissioni calata sul tavolo. D’altronde erano stati proprio loro, attraverso Bruno Tabacci e Paola Binetti, a chiedere al premier garanzie e discontinuità come precondizione per permettere ai “costruttori” di palesarsi. Il pallottoliere di Palazzo Chigi ieri sera registrava cinque-sei senatori azzurri disponibili a entrare nel nuovo gruppo parlamentare che dovrebbe diventare la base della “quarta gamba” (si fanno i nomi tra gli altri di Luigi Vitali, Franco Dal Mas, Anna Carmela Minuto).