Vaccinopoli, Giovanni Leonardo Damigella: «Chi ha sbagliato sia punito. Serve maggiore rigore morale per costruire una società migliore»
La vicenda dei vaccini contro il Covid 19 e delle irregolarità che si sono verificate con la somministrazione dei vaccini a chi non è aveva diritto è uno dei temi di maggiore rilievo negli ultimi giorni. Si è acceso un forte dibattito che prosegue ancora in questi giorni. Su questi temi e sulla necessità che si garantisca un maggiore rigore morale e regole certe nella somministrazione dei vaccini, interviene l’imprenditore Giovanni Leonardo Damigella, che gestisce alcune aziende a Chiaramonte Gulfi (Rg), Valderice e Custonaci (Tp), Verona e Carrara. Damigella invoca provvedimenti severi per chi, all’interno dell’Asp, non ha agito rispettando le regole. «Ritengo necessari – afferma Damigella – provvedimenti severi nei confronti di chi ha somministrato i vaccini a coloro che non ne avevano diritto. Spero che l’Asp li sospenda, come è già avvenuto per alcuni e, allorché saranno riscontrate le responsabilità, si potrà arrivare anche al licenziamento. Non può essere accettato che nell’elenco dei vaccinati ci siano persone giovani ed anche uno di 26 anni.
Le persone anziane, i malati cronici ed i pazienti a rischio, anche con patologie gravi, in questo momento non vengono vaccinati: è giusto che chi ha sbagliato si assuma le sue responsabilità». Per Damigella, l’aspetto etico è prioritario. «Se queste situazioni dovessero essere avvallate, si potrebbe ingenerare il dubbio che vada avanti l’Italia dei furbetti. Non può essere così. Non possiamo alimentare un certo lassismo etico. Se tanti di noi si sono comportati così, sia all’interno dell’Asp che tra coloro che hanno chiesto ed ottenuto un vaccino cui non avevano diritto, non dobbiamo poi meravigliarci se anche i politici sono corrotti. Stiamo alimentando un sistema ed una mentalità errata e le istituzioni, in questo caso, devono dare un esempio ed assumere decisioni esemplari». Giovanni Leonardo Damigella guida oggi un’azienda con più di cento dipendenti ed altri duecento che lavorano nell’indotto, con aziende collegate. «Io ho tantissimi contatti, viaggio spesso e incontro molte persone, sono una persona a rischio.
Ma non avevo diritto al vaccino, almeno in questa fase. Quando sarà il mio turno mi vaccinerò. Rispetto le regole e mi aspetto che gli altri facciano lo stesso. Ci sono tante persone anziane e con patologie gravi e non si sono vaccinati. Vorrei maggiore rigore morale da parte di tutti, anche da parte della classe medica. Da imprenditore, vivo la realtà dei certificati di malattia dei dipendenti, a mio parere non sempre motivati. Non c’è la possibilità di verificare se la malattia sia reale, non è mai accaduto che una visita fiscale abbia riportato in azienda un operaio che magari non era effettivamente malato. Spesso capita anche che le malattie si verifichino in prossimità di turni di lavoro più scomodi o nel fine settimana. Anche questo è un andazzo da condannare. Per costruire una società migliore, bisogna combattere molti comportamenti che non vanno: quello dei “furbetti del vaccino” è uno tra questi, è frutto di una società dove ciascuno pensa solo al tornaconto personale. Bisogna voltare pagina, altrimenti la gente perderà la fiducia nelle autorità e nelle istituzioni».