ROMA – Al 31 dicembre del 2020, secondo le stuime della Banca d’Italia, il debito delle Amministrazioni pubbliche era pari a 2.569,3 miliardi; a fine 2019 il debito ammontava a 2.409,9 miliardi (134,7% del Pil). L’aumento (159,4 miliardi) ha riflesso sia il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (152,4 miliardi) sia l’incremento delle disponibilità liquide del Tesoro (9,6 miliardi, a 42,5); gli scarti e i premi all’emissione e al rimborso, la rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e la variazione del cambio hanno complessivamente diminuito il debito per 2,6 miliardi. Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito consolidato delle Amministrazioni centrali è cresciuto di 160,1 miliardi, a 2.484,9, mentre quello delle Amministrazioni locali è diminuito di 0,8 miliardi, a 84,2; il debito degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente stabile. Lo scorso dicembre la durata media del debito era pari a 7,4 anni, da 7,3 del 2019.
Nel corso del 2020 la quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia è cresciuta per effetto degli acquisti di titoli pubblici nell’ambito dei programmi decisi dall’Eurosistema, collocandosi al 21,6% (dal 16,8% della fine del 2019).