Ragusa, gadget turistici innegianti alla mafia e diritti Igbtq+. Prendiamo atto con molta soddisfazione che i consiglieri comunali ragusani di opposizione, oltre a dedicarsi alle normali scaramucce con l’amministrazione su temi politico-amministrativi, si dedichino anche a interventi di vita civile e sociale e dunque, in una parola, culturali. Avevamo già riferito della bella lezione di storia patria sul monumento ai caduti di piazza San Giovanni ricordata da Gianni Iurato di Ragusa prossima nel dar notizia del sopralluogo compiuto con l’assessore competente e i tecnici comunali per individuare gli interventi restaurativi sul monumento stesso. E’ ora la volta dei consiglieri comunali democratici Mario Chiavola e Mario D’Asta che, prendendo spunto dalla recente inaugurazioe di due panchine rainbow nella piazzetta dell’ex depuratore a Marina di Ragusa, volute dall’amministrazione comunale accogliendo la richiesta dell’ArciGay, intervengono con una riflessione su gay e lesbiche. Sembrerebbe infatti che, come denunciato dall’Agedo (associazione delle famiglie di omosessuali), “una insegnante in un istituto scolastico di Ragusa avrebbe detto ai propri alunni che gay e lesbiche sono da esorcizzare”, E Chiavola e D’Asta commentano “se è vero che questa è la frase detta da un’insegnante ragusana ai propri alunni, allora abbiamo ancora parecchia strada da fare. Siamo soddisfatti, da un lato, che, dopo la richiesta di Arcigay, rafforzata dalla nostra interrogazione consiliare, il Comune abbia disposto di allestire due panchine arcobaleno a Marina che simboleggiano la lotta per i diritti e contro le discriminazioni di ogni tipo, a maggior ragione quelle di carattere sessuale. Dall’altro c’è un segnale che non possiamo non cogliere, un segnale di critica e di dissenso, facendo riferimento all’episodio che si sarebbe verificato, sempre se siamo sicuri che sia realmente accaduto. Chiediamo, quindi, di fare chiarezza ma chiediamo alla città di riflettere perché non possiamo consentire che si consumino discriminazioni del genere. Vorremmo anche sottolineare che essere a sostegno di questi temi non significa non credere nella famiglia ma vuol dire rispettare l’altro, i diritti di chi vuole manifestare la propria sessualità liberamente, senza doversi preoccupare di essere giudicato o, peggio ancora, insultato”. Infine Mario Chiavola e Mario D’Asta concludono “purtroppo, fatti del genere, se confermati, ci danno la cifra su come, all’interno delle nostre scuole, manchino ancora i percorsi che garantiscano le necessarie informazioni su orientamento sessuale e identità di genere. Evidentemente, ci sono ancora molte tappe da bruciare sul fronte dei confronti che si rendono necessari, anche con gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado, in ordine alle tematiche lgbtq+. Sono argomenti troppi seri perché possano essere liquidati con sufficienza. Chiediamo al sindaco di verificare i contorni della vicenda e, soprattutto, di favorire, in seno al Consiglio comunale, la trattazione di argomenti strettamente connessi a questi aspetti meritevoli della massima attenzione”. Sempre Mario D’Asta ha presentato un ordine del giorno contro la vendita di prodotti e gadget che si rifanno a simboli che inneggiano alla mafia anche nella città di Ragusa. Spiega D’Asta “alcuni casi recenti dimostrano come per le mafie i simboli siano importanti per affermare il proprio potere ed ostentare la propria esistenza. Sappiamo che in varie parti d’Europa, purtroppo, attività commerciali, prodotti e gadget si rifanno a simboli che inneggiano alla mafia. La mafia è sempre più il brand dell’Italia nel mondo. Ciò non dovrebbe essere così. A cominciare dalla nostra città, ma anche dalla nostra regione. Quando, concluso questo periodo pandemico, i turisti cominceranno a fluire in maniera regolare nella nostra città, sarebbe opportuno arrestare questo fenomeno che, per quanto simbolico, diventa importante”. Il consigliere dem fa riferimento al fatto che “in passato, in alcuni esercizi commerciali cittadini che solitamente accolgono il flusso vacanziero sia stato “normale” trovare in esposizione t-shirt, statuette e gadget d’ogni genere che richiamano simboli e atteggiamenti mafiosi. e chiede “sono questi i souvenir che proponiamo per ricordare Ragusa a chi viene a trovarci? Diciamo no alla mafia brand dell’Italia e della Sicilia nel mondo. Ancora più grande è l’indifferenza diffusa e l’incomprensione che tali piccoli comportamenti non siano innocui ma alzino ogni giorno l’asticella dell’assuefazione all’illegalità anche tra i giovani. Ecco perché riteniamo che tutto questo sia un’offesa: alle famiglie delle vittime di mafie, ai magistrati, alle forze dell’ordine, ai giornalisti, alle associazioni che giornalmente sono impegnate a contrastarle oltre che strumento per la diffusione della cultura dell’illegalità”. E infine Mario D’Asta conclude “chiediamo di raccogliere l’appello di tante persone indignate che gridano “io non sono mafioso”, prodigandosi per la nascita di leggi che vietino l’esistenza di attività, come è accaduto nella nostra città, che richiamino simboli di mafia e proibiscano la vendita e la produzione di prodotti che disinvoltamente esaltino le mafie, denigrino i simboli dell’antimafia, diffondendo così la cultura dell’illegalità. Ho presentato un odg per impegnare l’amministrazione comunale a predisporre una specifica iniziativa, forte e decisa, che vieti la vendita di gadget del genere sul territorio comunale in attesa di una legge regionale o, perché no, dello Stato, da creare con lo stesso spirito e che possa trovare applicazione in tutto l’ambito isolano e nazionale. Ma, nel frattempo, si valutino e sviluppino azioni che possano bloccare un processo inaccettabile”.(da.di.)