8 MARZO A RAGUSA, LE VARIE SFACCETTATURE
AMMINISTRAZIONE COMUNALE
Scelta certamente non casuale quella dell’amministrazione comunale di Ragusa di inaugurare proprio l’8 marzo il nuovo giardino di piazza del Popolo, dove, tra le varie sedute installate, due in particolar modo, hanno un tocco di rosso. E proprio nella Giornata internazionale della Donna, su proposta dell’associazione Adessobasta si è voluto dare un segnale dedicandole a tre donne ragusana vittime di femminicidio, Alice, Maria e Pamela. Il nuovo giardino, ex pertinenza, recintata da un muro e chiusa al pubblico dell’Ospedale Civile, è stato donato dall’Azienda sanitaria provinciale al Comune. Con un intervento di riqualificazione l’ente di Corso Italia ha trasformato l’area in un giardino liberamente fruibile, con manutenzione del verde, ripavimentazione, rivalutazione degli arredi storici e installazione di nuove sedute, realizzate riutilizzando il vecchio muro, e diventando così messaggio di apertura e di rigenerazione. E di queste sedute le due dipinte di rosso diventano simbolo di condanna per la violenza contro le donne.
ANMIL
Nella stessa mattina dell’8 marzo, presso la sede cittadina dell’Associazione nazionale mutilati ed invalidi del lavoro (Anmil), si è tenuta l’iniziativa denominata “Lavoratrici contro Covid: 8 storie di resilienza per l’8 marzo”, il progetto multimediale che l’Anmil ha inteso realizzare per promuovere la cultura della prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, in vista della Giornata internazionale della donna. La realizzazione del progetto – firmato dal fotoreporter Riccardo Venturi, dalla videomaker Arianna Massimi e dalla giornalista Luce Tommasi – è frutto di una proposta della Commissione per le Pari opportunità dell’associazione. Con esso si è voluto voluto rendere omaggio alle donne che hanno continuato a lavorare per contribuire a resistere in questa pandemia: Rachele Azzarone (neo laureata in medicina e con problemi sulla prosecuzione dei master universitari a causa del lockdown), Liana Berishvili (medico geriatra ospedaliero, georgiana, oggi trasferita in una residenza pubblica per anziani), Emilia Boi (artigiana, titolare di un laboratorio di pelletteria), Nadia Ciardiello (lavoratrice Ata in una scuola di Anagni che ha contratto il Covid sul posto di lavoro), Elisabetta Ciuffo (lavoratrice in una Asl e si occupa di malati con problemi psichici), Serena Esposito (giovane agente immobiliare), Justyna Putek (cameriera polacca di Irish Pub finita in cassa integrazione) e Dalila Sahnoune (badante italo marocchina di un ragazzo con gravi disabilità, con contratti a tempo determinato). A presentare l’iniziativa la presidente territoriale Anmil Ragusa, Maria Agnello, che è anche componente della Commissione per le Pari opportunità, il presidente regionale Anmil Sicilia Antonino Capozzo, l’assistente sociale Francesca Mangiapane dell’Inail. A rappresentare l’amministrazione cittadina il vicesindaco di Ragusa, Giovanni Licitra e la consigliera comunale Raimonda Salamone.
ITALIA VIVA
In campo anche la politica con la proposta di Italia viva iblea ai comuni della provincia di Ragusa di attivare il bilancio di genere. Spiega la coordinatrice provinciale di Italia Viva Ragusa, Marianna Buscema,”stare al fianco delle donne? Lo si può fare in maniera concreta, senza vaghe enunciazioni. Ecco perché chiediamo a tutti i Comuni dell’area iblea di attivarsi per definire il bilancio di genere. La pandemia da Covid-19 ha determinato l’acuirsi di tanti problemi affrontati parzialmente o non affrontati affatto tra cui la disoccupazione femminile, la povertà educativa, il disinteresse per l’infanzia, la mancata conciliazione famiglia lavoro. Ma non solo. La pandemia avrà ricadute specifiche sulle donne “per il semplice fatto di essere donne”, come spiega l’Onu, ovvero l’ambito economico e occupazionale, la salute, il lavoro di cura non retribuito, la violenza di genere e i contesti di fragilità, conflitto o altre emergenze. Per questo motivo, aggiunge Marianna Buscema “è importante che tutti i Comuni iblei assumano e promuovano l’assunzione del bilancio di genere come strumento di pianificazione e misurazione dell’impatto di genere nelle politiche di programmazione e che, quando sarà possibile, si propongano di utilizzare le risorse del Recovery Fund anche per favorire la formazione e l’occupazione femminile, contrastando il Gender pay gap, potenziando la rete dei servizi alle persone, promuovendo forme innovative di smart working e lavoro agile. Insomma, il bilancio di genere dovrà essere assunto come elemento di contrasto delle discriminazioni di genere, acuite dalla crisi Covid-19 in tutti gli atti di indirizzo da produrre”.
CONSULTA GIOVANILE
Infine concludiamo con il messaggio diramato dalla Consulta giovanile comunale di Ragusa “l’8 Marzo celebra la conquista dei diritti civili, sociali ed economici delle donne, diritti conquistati con fatica e celebra le piazze in cui le donne hanno sempre lottato per la parità e l’uguaglianza. Oggi queste piazze sono vuote a causa dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo e noi sentiamo di non poter sprecare questa occasione. Abbiamo il dovere di denunciare alcune tematiche per le quali le donne vivono ancora una condizione di profonda diseguaglianza. Pensiamo al mondo del lavoro. A dicembre 2020 il tasso di occupazione femminile è sceso al 48,6% , una donna su quattro lascia il lavoro alla nascita del primo figlio (Fonte: Il Sole 24h “Occupazione femminile penalizzata più dalla maternità che dal Covid” 1 Marzo 2021) e si calcola che dieci milioni di donne (ossia il 41%) in un decennio abbiano dovuto rinunciare a stipendio e carriera (Fonte: Il Messaggero, Il Gender Gap su lavoro e famiglia- 3 0 Settembre 2020). E’ necessaria una maggiore tutela e cura del ruolo occupazionale delle donne e la creazione di un sistema di welfare che le tuteli e non le escluda. Pensiamo, poi, alla tematica della violenza domestica e femminicidio. Nel 2020 ci sono state 112 vittime di omicidio per mano di un uomo, principalmente partner ed ex partner (Fonte: Repubblica – Osservatorio Femminicidi).
Occorre una rete di protezione più efficace e un cambio di paradigma culturale, di norme e valori culturali che coinvolga tutti, uomini e donne. Pensiamo, infine, a tutte quelle bambine, ragazze, donne che non possono avere la vita che sognano solo perché bambine, ragazze, donne”. (daniele distefano)