Nel 2020 bar, ristoranti, discoteche e imprese di catering e banqueting hanno perso, in provincia di Ragusa, da 250 ai 300 occupati rispetto al 2019. Il colpevole? Semplice, la pandemia e le relative misure restrittive imposte ai pubblici esercizi. La stima, su dati Inps, è dell'ufficio studi di Fipe-Confcommercio, secondo cui a pagare il conto della crisi sono stati soprattutto cuochi, camerieri, barman. Non a caso sono proprio i più penalizzati: il 70% di chi ha perso il lavoro ha meno di 40 anni. “Nel dettaglio – afferma il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti, riportando i dati di Fipe – l’occupazione è calata del 25,2% nei ristoranti, del 26,2% nei bar e addirittura del 67,4% nelle discoteche. Senza sorprese, visto il blocco dei licenziamenti, è il lavoro a tempo determinato e stagionale ad essere stato penalizzato: tra coloro che hanno perso l’occupazione, il 54,9% erano infatti lavoratori a tempo determinato e il 40,7% con contratti stagionali.
“Le nostre peggiori previsioni si sono avverate. Le imprese sono ormai allo stremo, senza più l'ossigeno necessario per respirare. Il mondo della ristorazione nel 2020 è dovuto stare chiuso forzatamente per 160 giorni ¬– dice Manenti a nome di Fipe Confcommercio – mentre ai locali da ballo e alle imprese di catering è andata persino peggio. Ogni volta che si intravedeva uno spiraglio di ripresa, ecco arrivare nuove chiusure. In questo modo si è smesso di investire sul futuro e infatti tra i più penalizzati ci sono stati i giovani e i giovanissimi. La speranza è che si possa invertire il trend una volta per tutte e che questo sia davvero l’ultimo sforzo. Ma occorre programmare la ripartenza sin da subito. Nel 2020 hanno chiuso alcuni pubblici esercizi. La previsione per il 2021, purtroppo, è che questi numeri siano incrementati sino ad arrivare complessivamente a 30 attività che per il nostro territorio sono cifre notevoli.
Alle attività dei pubblici esercizi e ad altre commerciali sono state imposte sacrifici e obblighi di chiusura. Nonostante questo, il virus continua a correre e quindi probabilmente non siamo noi la causa di diffusione del contagio. Qualcosa non va nella filiera di presidio e gestione della malattia”.