ROMA – La qualità del servizio idrico al Sud Italia e nelle isole è generalmente buona ma ci sono ’’zone grigie’’, ovvero aree di cui ancora non si conoscono i dati. E’ quanto emerge da un’analisi delle informazioni che Arera, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, ha raccolto e pubblicato sul proprio sito in mappe interattive relative alla qualità contrattuale dei servizi idrici forniti ai cittadini.La popolazione nazionale è servita per il 43% da gestori che offrono un livello di qualità buono per quanto riguarda l’avvio e la cessazione del rapporto contrattuale. Per il 34%, invece, si registra un ottimo livello di qualità e solo per il 3% si ha una classificazione ’’discreta’’ (dati non trasmessi per il 20%). Considerando in particolare le regioni del Sud e le isole, per il 37% si registrano buoni livelli di qualità per avvio e cessazione del rapporto contrattuale. Ottima qualità per l’11%, discreta per il 7% ma buona parte dei territori non ha trasmesso i dati (44%).
Per quanto riguarda la gestione del rapporto contrattuale e l’accessibilità del servizio, soltanto il 15% della popolazione del Mezzogiorno è servita da operatori che si trovano nella fascia di qualità più elevata.Un livello ’’buono’’ per il 34% e discreto per il 7%. Dati che migliorano se si considera l’intero territorio nazionale, con un gap di 40 punti nella fascia di qualità più elevata (classe ottima per il 55%, buona 19%, discreta 5%, dati non trasmessi 20%). Proprio in relazione alla gestione del rapporto contrattuale e all’accessibilità del servizio, da un confronto tra i comuni capoluogo delle regioni del Sud emerge che la qualità è generalmente discreta a Palermo, Potenza e Matera; buona a Napoli, Salerno e nelle città pugliesi; ottima a L’Aquila, Siracusa, Ragusa, Caltanissetta e Agrigento (i dati si riferiscono al 2018).Per Andrea Guerrini, componente del collegio Arera e presidente di Wareg, l’associazione europea dei regolatori idrici, ’’i dati sono positivi’’ anche se ’’c’è un divario tra il Centro-Nord e il Sud’’.
In una mappa in cui i livelli di qualità sono indicati con i colori, al Mezzogiorno ’’ci sono varie tonalità’’ ma ’’il problema – spiega Guerrini all’Italpress – è che c’è il colore grigio. Si tratta di gestioni che non hanno inviato i dati all’autorità’’.Oltre alla Sardegna, per cui esistono ’’deroghe’’, i vuoti informativi riguardano Calabria, Molise, parte della Sicilia e della Campania. ’’I cittadini di queste regioni – aggiunge – non possono confrontare dati sulla qualità contrattuale, quindi non hanno diritto a questa trasparenza e forse non hanno neppure un diritto pieno al servizio idrico’’.L’infografica è anche dedicata ai livelli minimi delle prestazioni contrattuali introdotti da Arera per tutelare gli utenti e che stabiliscono i tempi massimi che i gestori devono rispettare nella loro attività. Per esempio, in riferimento ai tempi medi del complesso delle performance dei gestori, l’attesa agli sportelli dovrebbe essere in media di 20 minuti.
Fanno meglio le lucane Potenza e Matera con un tempo medio di 10,4 minuti, ma anche Bari e L’Aquila dove i cittadini attendono allo sportello rispettivamente 15,3 e 18 minuti in media. Napoli, invece, si attesta a 29,5 minuti.Inoltre, rispetto allo standard di tre ore per arrivare sul luogo di chiamata per pronto intervento, il capoluogo partenopeo raggiunge il 78,2%. Poco sopra Bari con il 79,8% e poi L’Aquila con il 94,4% mentre in Sicilia raggiungono il 100% Siracusa, Trapani, Ragusa e Caltanissetta. Il tempo medio di attesa da rispettare per il servizio telefonico è di 240 secondi.A Trapani, però, per rispondere alle chiamate gli operatori impiegano in media soltanto 12 secondi. Siracusa si attesta sui 33, L’Aquila 47, Bari 199 mentre a Napoli la media è di 253 secondi (i dati si riferiscono all’anno 2019).Attorno alla governance del settore idrico sono ’’previste riforme’’ che ’’in particolare interessano il sud’’, evidenzia Guerrini accennando anche al Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Tra le proposte, quella di ’’non prevedere uno spacchettamento delle gestioni idriche al Sud in particolare – afferma – spezzettando la parte all’ingrosso dalla parte di distribuzione’’. ’’Dal punto di vista gestionale – spiega Guerrini – spezzettare la filiera tra grossisti e distributori e dividere questa attività di riforma intervenendo prima sull’ingrosso e poi sulla distribuzione non faciliterebbe la razionalizzazione del servizio idrico al Sud, perchè il Mezzogiorno ha bisogno di investimenti ma anche di certezza dal lato dei gestori nella raccolta dei corrispettivi’’.