Terremoto nella sanità siciliana e le reazioni a Ragusa e non solo. Immancabili le reazioni politiche al terremoto che ha investito la sanità siciliana, a seguito dell’inchiesta della procura di Trapani sulla trasmissione, da parte dell’assessoreato regionale alla salute, di dati falsati sulla pandemia all’istituto Superiore delle Sanità. Inchiesta che ha portato all’arresto di tre persone, tra cui una dirigente dell’Assessorato regionale alla Salute, e un avviso di garanzia per l’assessore Razza, indagato per per falso ideologico e materiale, e che si è dimesso dalla carica. La parlamentare nazionale 5 stelle Marialucia Lorefice, presidente della commissione Affari Sociali e Sanità della Camera dei Deputati annuncia “abbiamo depositato un’interpellanza al Ministero della Salute, di cui sono prima firmataria, per chiedere al Governo di procedere alla revoca della nomina del Presidente Musumeci quale commissario delegato per l'attuazione degli interventi finalizzati alla realizzazione delle opere previste nel piano regionale e di ogni altra delega o nomina conferita relativamente all'emergenza Covid-19, con conseguente riacquisizione dei poteri connessi a tali deleghe direttamente in capo al commissario straordinario per l'emergenza Covid-19”.
Segue poi il suo commento “quanto emerge dalle indagini della procura di Trapani sulla trasmissione di dati falsati sulla pandemia è un fatto estremamente grave perché, non solo viola il patto di fiducia fra Regione Siciliana e Stato centrale, ma mette oggettivamente in pericolo i cittadini siciliani. Per questo è necessario e urgente procedere alla nomina di un commissario per la gestione dell'emergenza Covid". Insomma conclude Lorefice “gli stessi magistrati parlano di 'assoluto caos e totale inattendibilità dei dati trasmessi, che sembrano estratti a sorte e la cui dimensione reale appare sfuggita agli stessi soggetti che li alterano. In altre parola, la Regione non sa neanche quante persone affette da Covid ci siano attualmente nell'Isola". Con la conseguenza che “sono azioni gravissime che impongono un intervento urgente che non può esaurirsi con le dimissioni dell’assessore regionale alla Salute, Razza, e con l'assunzione ad interim dell'incarico da parte del presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, che dall'inchiesta emerge come 'tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferite”. Sulla vicenda anche un intervento della segreteria cittadina di Ragusa del Pd che chiede la costituzione come parte civile del Comune prendendo atto “del silenzio inspiegabile del sindaco di Ragusa, Peppe Cassì” che invece “si tramuti in azione appunto con la costituzione come parte civile dell’Ente”.
Il perchè lo spiega il segretario comunale Peppe Calabrese “riteniamo che questa bruttissima storia abbia cagionato un danno alla Sicilia, sicuramente nel suo complesso, ma anche ai cittadini ragusani nel particolare. Più volte ci siamo ritrovati a notare delle discrepanze tra i dati del territorio e quelli comunicati dalla Regione anche in relazione alla nostra personale percezione dell’andamento dei contagi. Ripetutamente abbiamo avuto la sensazione che qualcosa non stesse andando per il verso giusto e, infatti, intorno a metà novembre dello scorso anno il Partito Democratico, con in testa il suo parlamentare regionale Nello Dipasquale, cominciò a chiedere insistentemente l’istituzione della zona rossa per la città di Ragusa e per l’intera provincia. La proposta venne rilanciata dalla segreteria provinciale e da quella cittadina.
I consiglieri comunale del PD proposero degli ordini del giorno in questa direzione. Per questa nostra posizione siamo stati fortemente criticati, ma evidentemente il nostro sospetto non era del tutto infondato”. Invoca “verità e rispetto per la Sicilia” il deputato nazionale e segretario regionale della Lega Salvini, Nino Minardo, in quanto “da un punto di vista politico è chiaro come a tutti i cittadini sia dovuta la massima chiarezza e trasparenza da parte di chi è coinvolto nelle indagini e occupa ruoli pubblici. Da un punto di vista mediatico mi aspetto che la Sicilia non finisca adesso nel solito tritacarne del giustizialismo da salotto tv. In una giornata non certamente piacevole ricordo a me stesso e a tutti che la ragionevolezza e la giustizia esigono equilibrio tra la presunzione di innocenza e la verità dei fatti.
I fatti finora ci dicono che la gestione dell’emergenza covid-19 in Sicilia abbia sofferto di alcuni errori ma abbia pure contato sull’impegno e sul sacrificio tanto degli operatori sanitari e dei volontari in prima fila quanto dei rappresentanti delle Istituzioni che hanno lavorato senza tregua. Guai a prendere spunto dall’inchiesta di oggi per buttare fango sulla Sicilia e sui siciliani. Chi in Sicilia da più di un anno è in trincea, chi ha assistito e assiste sotto ogni profilo (medico, psicologico, economico, istituzionale) i deboli e chiunque abbia lavorato nell’interesse della collettività oggi esige sia la trasparenza e la verità che il rispetto”. (da.di.)