Ragusa, azione comune di consiglieri M5 e Pd contro affermazioni maggioranza. Il capogruppo della lista Cassìsindaco li aveva accusati di disattenzione alle utenze Tari non domestiche. L’inedita, ma ormai collaudata, alleanza tra i gruppi consiliari 5 stelle e Pd, reduci da un mese di battaglia comune contro la conduzione della Commissione Risorse presieduta da Giovanna Occhipinti, trova ulteriore momento di rafforzamento nella risposta che le due forze di opposizione danno alle accuse loro rivolte dal capogruppo di maggioranza Andrea Tumino di essere stati disattenti alle utenze non domestiche durante la discussione sulla Tari in aula. In quella che i due gruppi, in un comunicato congiunto, definiscono “una delle poche note ufficiali del capogruppo della maggioranza al Consiglio comunale di Ragusa, che sostiene l’amministrazione Cassì, come gruppo PeppeCassìSindaco” lo stesso Tumino avrebbe”stigmatizzato l’atteggiamento tenuto in Consiglio dagli esponenti di minoranza che, al momento della votazione sulla proposta di interpretazione estensiva del comma 3 dell’articolo 51 del regolamento Tari, si sono eclissati, non partecipando al voto su una materia che era finalizzata ad agevolare le utenze non domestiche colpite dalla chiusure per l’emergenza pandemica”.
Pertanto i consiglieri pentastellati e dem obiettano “stia sereno il capogruppo Tumino, nessun fatto grave, nessuna disattenzione per le utenze non domestiche, nessuna strategia per fare mancare il numero legale in Consiglio, anche perché sono acclarati i limiti di questa amministrazione per riuscire a mantenere il numero legale. Tralasci Tumino di fare riferimenti alle basse abitudini della vecchia politica, che spesso si rinnovano in molti atteggiamenti e scelte di questa amministrazione e di questa maggioranza, eviti di entrare in casa d’altri come, purtroppo, spesso fanno esponenti di questa maggioranza. Nessun tentativo di sabotaggio per una proposta dell’amministrazione che non vuole assumersi responsabilità e riversa sulla sua maggioranza decisioni e scelte delicate”.
Detto questo, grillini e democratici del consiglio comunale spiegano “il non partecipare alla votazione è stata una scelta precisa e, inaspettatamente, unanime e condivisa dai consiglieri di minoranza che ritengono l’approvazione di una interpretazione estensiva una forzatura del regolamento che potrebbe attirare l’attenzione anche della Corte dei Conti, considerata anche la sua consistenza in termini di impegno economico per le casse comunali. Invece di gettare discredito sulle minoranze, l’avv. Tumino, grazie anche alle sue competenze, pensi piuttosto a spiegare ai suoi compagni di maggioranza i rischi ai quali si sono esposti con l’approvazione del punto all’ordine del giorno. Non si tratta di tutelare gli interessi della comunità, quanto piuttosto di non correre rischi inutili e non utilizzi polveroni strumentali per nascondere le azioni dell’amministrazione che non hanno tutelato gli interessi della comunità.
Come minoranze avevamo pensato alle imprese e alle famiglie colpite dalla emergenza pandemica, con un emendamento al bilancio di 200.000 euro per aiuti e ristori. Questo è stato ignorato e bocciato dalla maggioranza come aiuto alle categorie in difficoltà. Il capogruppo di maggioranza vorrebbe considerare le scelte dell’amministrazione comunque giuste e sensate, quelle delle minoranze sempre da ignorare e bocciare, questo è un gioco ormai sperimentato, non si permetta, però, di interferire nelle scelte politiche, quando, soprattutto, sono segnate dalla necessità di arginare misure non del tutto chiare di una amministrazione che mostra enormi limiti nella sua azione”. Infine i gruppi consiliari M5 e Pd concludono “c’era modo di venire incontro alle categorie in difficoltà, le risposte, anche alle associazioni di categoria potevano e dovevano essere diverse.
Se deve parlare alla città della mancata attenzione sulle misure agevolative per le categorie in difficoltà, spieghi le defezioni della maggioranza in commissione che hanno impedito l’esame degli atti. In ogni caso, sappia il capogruppo Tumino, che la maggioranza è tenuta a mantenere il numero legale, pur nelle difficoltà di una maggioranza ormai risicata, e che non si può permettere di definire sabotaggio una normale strategia politica adottata anche in assemblee di rilevanza superiore, avendo l’accortezza di evitare, come spesso fa, toni, atteggiamenti ed espressioni al limite dell’offesa e dello scarso rispetto istituzionale”. (da.di.)