Sanità ragusana, nuova interrogazione di Nello Dipasquale. Sotto osservazione gli incarichi professionali previsti dal Piano Sanitario di risposta all’emergenza Covid. Non pare intenzionato a fermarsi, il deputato regionale Pd di Ragusa, Nello Dipasquale, dal mettere sotto lente di ingrandimento il Piano Sanitario di risposta all’emergenza Covid: E, “avendo individuato le prime anomalie” ha presentato una nuova interrogazione. Una interrogazione, chiarisce Dipasquale “che fa seguito a quella presentata il mese scorso con lo scopo di conoscere le attività avviate nell'ambito di attuazione del Piano di riorganizzazione delle rete ospedaliera siciliana” e a proposito della quale ricorda “dopo aver annunciato alla stampa la prima interrogazione sono stato oggetto di un attacco ingiustificato da parte del soggetto attuatore del Piano che ha minacciato di querelarmi per la legittima azione ispettiva di un parlamentare”.
Detto questo, il deputato regionale ragusano spiega “tale reazione, nervosa e inopportuna, mi ha spinto a recarmi di persona presso l’ASP della provincia di Ragusa per chiedere copia degli atti da me richiesti con specifico riferimento agli incarichi professionali conferiti nella mia Provincia sui quattro dei 79 interventi previsti ed elencati nel Piano. Da una prima lettura sono emerse subito delle anomalie che vanno chiarite il prima possibile”. Vista la delicatezza della questione lasciamo la parola allo stesso Dipasquale “ben tre incarichi professionali su quattro sono stati affidati allo stesso professionista, un ingegnere, nello specifico coordinatore della sicurezza per l'ospedale Maggiore di Modica, coordinatore della sicurezza per l'ospedale Guzzardi di Vittoria, direzione lavori per il Giovanni Paolo II di Ragusa.
Ciò rappresenta già qualcosa di anomalo se si considera che la normativa di riferimento vieta espressamente affidamenti allo stesso operatore per la medesima categoria di servizi per il principio della rotazione degli affidamenti degli incarichi. Inoltre negli atti di affidamento dell’incarico non è menzionato il compenso per la prestazione indicata, ma si fa riferimento solo al limite di 150mila euro. Un limite, quest’ultimo, non conforme alla legge che prevede, invece, un tetto di 75mila euro”. Ed infine Nello Dipasquale conclude “è chiaro che in tutto ciò qualcosa sembra non funzionare a dovere, cominciando proprio dalla nomina dello stesso professionista per tre incarichi su quattro, un fatto gravissimo. Per questo con una nuova interrogazione ho sollecitato risposta alla precedente e, in più, di avere copia degli atti di incarico tecnico professionale su tutte le 79 opere con i relativi impegni di spesa”. (da.di.)