Conto alla rovescia per l’assegno unico figli. La legge è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale (n. 82 del 6 aprile). La legge 46 del 2021 che prevede l’assegno unico per i figli attende solo i provvedimenti attuativi, che dovranno dare il via alla nuova misure di sostegno alle famiglie che il governo immagina di far partire dal prossimo 1° luglio, unificando, e in parte potenziando, i contributi oggi esistenti a sostegno dei nuclei con figli a carico.
Ma cos’è l’assegno unico per i figli?
L’assegno unico per i figli è universale in quanto spetta a tutte le famiglie con figli (dal settimo mese di gravidanza a 21 anni), senza distinzione tra lavoratori dipendenti ed autonomi, poiché il contributo economico mensile dipenderà dalla situazione economica del richiedente, così come risultante dall’indicatore Isee. In questi giorni infatti milioni di famiglie si stanno rivolgendo agli operatori fiscali per il calcolo Isee (il primo step per avvicinarsi all’assegno da luglio). La misura, probabilmente, ma qui ancora mancano i provvedimenti attuativi, avrà una componente fissa. Al massimo si potrà ottenere 250 euro, assicura il governo. L’assegno sarà, inoltre, compatibile con altre forme di sostegno, come per esempio il reddito di cittadinanza, e verrà riconosciuto sotto forma di credito di imposta o erogazione diretta della somma dovuta.
Assegno unico universale per i figli: come si calcola
L'assegno unico universale per i figli spetta a tutte le famiglie che hanno un figlio fino a 21 anni a carico. Avrà un valore massimo di 250 euro: nella cifra confluiscono una parte fissa e una variabile, legata al reddito complessivo della famiglia. Il beneficio verrà attribuito a lavoratori dipendenti, autonomi o incapienti. Possono fare richiesta tutte le mamme dal settimo mese di gravidanza. Secondo lo scenario prospettato l'80% delle famiglie italiane prenderebbe 161 euro al mese per ogni figlio minore e 97 per ogni figlio under 21. Il calcolo è legato alla considerazione secondo cui 8 famiglie su 10 hanno un'Isee sotto i 30 mila euro. L'importo dell'assegno diminuisce se si alza l'Isee: per un Isee sopra i 52mila euro, il contributo scende a 67 euro mensili per i figli minori e a 40 euro per i figli maggiorenni ma di età inferiore ai 21 anni.
Inoltre, una norma transitoria preannunciata dalla ministra consentirà di non perdere il beneficio anche alle famiglie che hanno detrazioni fiscali per figli di oltre 21 anni. Il governo rassicura così i genitori, dopo che diverse analisi avevano indicato il rischio che alcune famiglie potessero essere penalizzate dall’assegno unico rispetto a quanto prendono oggi. Da ultimo, uno studio del Gruppo di lavoro Arel/Feg/Alleanza per l’infanzia aveva stimato che 1,35 milioni di nuclei avrebbero avuto una perdita mediana di 381 euro. Una clausola di compensazione integrale delle perdite, che consentirebbe di scegliere per il regime più favorevole costerebbe 800 milioni. Il ministero dell’Economia è al lavoro sui «calcoli precisi» come ha detto Bonetti, che si è impegnata ad approvare quanto prima i decreti attuativi.
Secondo l’Istat la riforma dell’assegno unico determinerebbe un incremento di reddito per il 68% delle famiglie (in primis gli autononi che non percepiscono gli assegni familiari) e in genere per i redditi molto bassi. Per il 29,7% di nuclei si avrebbe invece un peggioramento a livello di aiuti (nuclei con figli over 21 a carico, esclusi dalla norma, famiglie particolarmente numerose, coppie di fatto, chi possiede patrimoni mobiliari e immobiliari, anche se questo costituisce un onere, ad esempio il pagamento dell’Imu), per il restante 2,3% non cambierebbe nulla.