Ragusa, apertura attività economiche: esplode la polemica al Pd. Il consigliere Mario D’Asta critica il partito cittadino. “Non capisco il Pd a Ragusa che si lascia andare a dichiarazioni che non sanno coniugare le ragioni della salute con quelle della sopravvivenza economica. Riaprire, ora più che mai, è una necessità inderogabile”. Abbraccia in toto le posizioni degli operatori economici e dei ristoratori il consigliere comunale del Partito Democratico di Ragusa Mario D’Asta e lo fa non esitando ad andare allo scontro con il proprio partito nella sua articolazione cittadina (leggasi, probabilmente, Peppe Calabrese). Rifacendosi a dichiarazioni rilasciate non si sa bene quando come e da chi (probabilmente qualche post sui social vista la malaugurata abitudine ormai invalsa anche nei partiti ‘storici’ di servirsi di tali mezzi anzichè delle più tradizionali note stampa ufficiali) D’Asta osserva “derubricare a posizioni di avventuristi o di destra la necessità degli operatori economici che chiedono, legittimamente, di aprire, fornisce la percezione di un partito, come il Pd di Ragusa, che non sa coniugare le ragioni della salute con le ragioni della sopravvivenza economica, di un partito, come quello del Pd di Ragusa, che non percepisce quanto la crisi di alcune fasce come quelle degli operatori economici, culturali e sportivi, sia grave.
Le proteste di piazza degli ultimi giorni dimostrano che siamo allo stremo. E non condivido alcune esternazioni da parte del Pd di Ragusa che, in maniera approssimativa, definisce con aggettivi impropri o legando a posizioni destrorse alcune questioni. A testimoniare che questa posizione è sbagliata lo dimostrano le dichiarazioni di Draghi di queste ultime ore dopo avere programmato la riapertura di ristoranti, palestre e teatri. Per me, in ogni caso, prima ancora che parlasse Draghi, la riapertura era e rimane una decisione non più rinviabile”. Il consigliere comunale prosegue “#iovoglioriaprire non è uno slogan bensì la necessità vera, seria, concreta di rappresentare una esigenza da parte di operatori economici, culturali e sportivi. Una cosa è chiara. E non possiamo non essere d’accordo. E cioè che le riaperture devono avvenire con restrizioni, regole ferree ed intelligenti da un punto di vista igienico sanitario e controlli, ma è indispensabile ripartire.
Perché si può morire di coronavirus, e chi meglio di me può dirlo visto che opero sul campo tutti i giorni in qualità di medico, ma si può morire anche di fame e la disperazione sociale di un pezzo d'Italia, così come accade pure a Ragusa, si è già trasformata in un grido di dolore. Stiamo combattendo da un lato per la salute, con tutte le misure necessarie riguardanti la pandemia, e dall’altro sul fronte economico, per evitare l’implosione delle numerose attività produttive colpite dalla crisi da coronavirus”. (da.di.)