Salute mentale a rischio, psichiatri: una persona su 5 ha sofferto di disturbo mentale. E' quanto rivelano i dati del progetto europeo ESEMeD in Italia il 7.3% dei soggetti intervistati ha sofferto di almeno un disturbo mentale nell’ultimo anno. Il 18.6%, invece, ha sofferto di almeno un disturbo mentale nella vita. La prevalenza nella vita dei disturbi d’ansia e dei disturbi depressivi sono risultate essere entrambe dell’11%. Essere separati, divorziati, vedovi, ma anche disoccupati e casalinghe e avere una disabilità fisica i maggiori fattori di rischio. Soltanto l’1% ha presentato un disturbo da abuso/dipendenza da alcool, ma quest’ultimo dato deve essere considerato con cautela. E’ possibile, infatti, che la tendenza a negare il problema, ma anche fattori legati alla tolleranza sociale, abbiano determinato la sottostima del fenomeno.
SALUTE MENTALE E LE PATOLOGIE DA DISTURBO MENTALE
I disturbi più comuni sono risultati essere la depressione maggiore e le fobie specifiche: un soggetto su dieci ha sofferto nel corso della propria vita di depressione maggiore, il 6% degli intervistati ha soddisfatto nella vita i criteri diagnostici per la fobia specifica. Le donne hanno registrato un rischio tre volte maggiore di aver sofferto di un disturbo mentale nell’ultimo anno. Il rischio di un disturbo legato all’alcool è invece maggiore tra gli uomini. Essere separati, divorziati o vedovi è associato a un rischio doppio di disturbo depressivo nell’ultimo anno. Anche la condizione di disoccupazione è associata a un rischio doppio di disturbo depressivo nell’ultimo anno, mentre la condizione di casalinga si associa a un rischio doppio per qualsiasi disturbo mentale. La disabilità fisica è associata a un rischio 8 volte maggiore. Nonostante la mancanza di significatività statistica, va segnalata una maggiore prevalenza di disturbi sia depressivi che ansiosi nel Sud e nelle Isole rispetto al Centro e al Nord. I soggetti con scolarità elevata sembrano essere meno vulnerabili alla depressione.
I risultati dello studio ESEMeD mostrano anche che di frequente il soggetto soffre contemporaneamente di più disturbi mentali (comorbilità). Circa il 40% di coloro che hanno sofferto di un disturbo depressivo nell’ultimo anno ha sofferto anche di un disturbo d’ansia, mentre il 27% di coloro che hanno avuto un disturbo d’ansia ha sofferto anche di un disturbo depressivo. Il fenomeno del suicidio è stato indagato distinguendo tra ideazione di suicidio, piano di suicidio e tentativo di suicidio. La prevalenza nel corso della vita di ideazione di suicidio è stata pari al 3%, di piano di suicidio è stata pari allo 0,7% e di tentativo di suicidio è stata pari allo 0,5%. Il rischio di tentativo di suicidio è risultato più elevato nelle donne e in generale nella fascia d’età compresa tra i 35 e i 49 anni.
L’utilizzo del Servizio Sanitario
I dati dello studio ESEMeD rivelano che la percentuale di coloro che si sono rivolti almeno una volta a un servizio sanitario per un problema psicologico è molto bassa: circa il 3% dell’intero campione studiato. Il ricorso ai servizi è stato di circa il doppio nelle donne, nei vedovi, separati e divorziati rispetto ai celibi/nubili, e nelle persone con più elevata scolarità.
Considerando la divisione per fasce d’età il minor contatto con i servizi in assoluto si è osservato nella fascia d’età tra i 18 e i 24 anni. Quest’ultimo dato sollecita una riflessione: gli studi di popolazione condotti negli ultimi 15 anni hanno evidenziato che la maggior parte dei disturbi mentali comuni insorge in età giovanile, quindi è verosimile ritenere che tali disturbi per anni non arrivino all’attenzione dei servizi né vengano trattati. Un’analisi recentemente effettuata sui dati dello studio ESEMeD al fine di valutare il ritardo nel trattamento di soggetti affetti da disturbi mentali conferma tale supposizione: in Italia la mediana del ritardo nel trattamento è di 28 anni in presenza di un qualsiasi disturbo d’ansia e di 2 anni in caso di depressione maggiore; solo il 17% dei soggetti affetti da un qualsiasi disturbo d’ansia e solo il 29% dei soggetti affetti da depressione maggiore riceve un trattamento per il proprio disturbo nello stesso anno in cui insorge. Fra le persone affette da un qualsiasi disturbo mentale nell’ultimo anno solo il 17% si è rivolto ad un servizio sanitario. Solo il 51% dei casi più gravi è giunto all’osservazione dei servizi sanitari nell’anno precedente l’intervista.
In Italia esiste quindi un problema di sottoutilizzo dei servizi sanitari ed in particolare dei servizi per la salute mentale da parte di coloro che soffrono di disturbi mentali comuni.
Questo dato è ulteriormente confermato da uno studio del Gruppo PASSI 2006 (link BEN) dell’ISS che ha condotto un’indagine sulla depressione, coinvolgendo 35 ASL di 7 regioni (Emilia-Romagna, Campania, Umbria, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Veneto e Sardegna). E’ stato intervistato un campione casuale di persone dai 18 ai 69 anni per un totale di 4.905 persone. Il 18% ha riferito entrambi i sintomi che sono presi in esame per lo screening della depressione (perdita di interesse nel fare la maggior parte delle cose e il sentirsi giù di morale, depressi, senza speranze). Tra coloro che hanno riferito entrambi i sintomi, il 55% ha dichiarato che tale condizione ha reso la vita moderatamente difficile e il 33% molto o moltissimo difficile. Soltanto il 33,3% ha dichiarato di aver parlato con un medico o altro operatore sanitario, il 26,8% ne ha parlato con familiari o amici e il 39,9% non ne ha parlato con nessuno.
DISTURBO MENTALE: MEDICI
Tra coloro che hanno fatto ricorso al Servizio Sanitario il 38% ha consultato soltanto il medico di medicina generale; il 21% ha consultato soltanto uno psichiatra; il 6% soltanto uno psicologo ed il 28% ha consultato sia un medico di medicina generale che un professionista della salute mentale. Complessivamente dunque i medici di medicina generale sono stati consultati da più della metà delle persone con disturbi mentali e questo dato evidenzia come il medico di base sia nella realtà italiana una figura centrale nella gestione dei disturbi mentali comuni.
DISTURBO MENTALE : FARMACI
Il 41% delle persone affette da un disturbo mentale comune che hanno contattato un servizio sanitario ha ricevuto un trattamento esclusivamente farmacologico in monoterapia o in combinazione, il 15% ha ricevuto un trattamento esclusivamente psicoterapico, il 29% un trattamento combinato (farmacoterapia e psicoterapia) e ben il 14% non ha ricevuto alcun trattamento. Il trattamento farmacologico rappresenta pertanto la principale opzione terapeutica. La psicoterapia si configura invece come una terapia scarsamente utilizzata e questo è un dato che colpisce se si considera che proprio per tanti disturbi mentali comuni la psicoterapia è considerata il trattamento di prima scelta da sola o in associazione al trattamento farmacologico. L’Italia è all’ultimo posto in Europa per il ricorso ai servizi sanitari, sia specialistici che non, da parte dei soggetti affetti da disturbi mentali. E’stato osservato che i più bassi tassi di consultazione si sono registrati nei paesi con più bassa disponibilità di servizi, come è appunto il caso dell’Italia. L’Italia è infatti all’ultimo posto tra i sei paesi europei inclusi nello studio per numero di posti letto psichiatrici per 100,000 abitanti, al penultimo posto per numero di psicologi clinici e al quarto posto per numero di psichiatri. Lo studio ha analizzato anche il consumo di farmaci psicotropi, evidenziato che il 15% del campione aveva assunto almeno un farmaco psicotropo nel corso dell’anno precedente l’intervista, indipendentemente dall’avere o no un disturbo mentale.
L’utilizzo nelle donne è stato il doppio che negli uomini.
Gli ansiolitici sono stati la categoria di farmaci più utilizzata (l’11% del campione li ha assunti in monoterapia), seguiti dagli antidepressivi (1% in monoterapia) e gli antipsicotici (0,5% in monoterapia). Un terzo di coloro che hanno sofferto nell’ultimo anno di un disturbo depressivo, d’ansia o d’abuso/dipendenza da alcool ha utilizzato un ansiolitico e un quarto lo ha utilizzato in modo esclusivo. La prevalenza del consumo di ansiolitici nei soggetti affetti da depressione maggiore è stata molto elevata (39%). Questi dati mettono in dubbio le strategie farmacologiche attualmente utilizzate nel trattamento della depressione maggiore che appare quindi come una condizione in cui il mancato trattamento si alterna a una terapia assai poco specifica. Abbastanza elevate le percentuali di soggetti con disturbo di panico (50%) e di ansia generalizzata (66%) che hanno ricevuto un trattamento farmacologico.