Sarà celebrata domenica 30 maggio la XX Giornata nazionale del Sollievo, istituita nel 2001 con direttiva del presidente del Consiglio dei Ministri per «promuovere e testimoniare, attraverso idonea informazione e tramite iniziative di sensibilizzazione e solidarietà, la cultura del sollievo dalla sofferenza fisica e morale in favore di tutti coloro che stanno ultimando il loro percorso vitale, non potendo giovarsi di cure destinate alla guarigione». Nel corso degli anni, considerando i bisogni concreti delle persone malate e sofferenti, il significato della Giornata è andato ampliandosi, abbracciando tutte le condizioni di malattia ed esistenziali che comportano sofferenza, pur mantenendo un posto di rilievo la fase terminale della vita. Quest’anno, poi, con la pandemia, questo significato è diventato ancora più pregnante.
Quattro gli enti promotori della Giornata: l’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute di Ragusa, l’Hospice oncologico dell’ospedale Maria Paternò Arezzo, la Samot Onlus e la Samot di Ragusa impegnati unitariamente per una cura più umana e rispettosa dei bisogni delle persone malate di tumore e dei loro familiari. L’appuntamento di quest’anno si terrà nella parrocchia del Santissimo Salvatore. Alle 19 ci sarà la celebrazione eucaristica presieduta da don Occhipinti. Dopo la santa messa, interverranno i rappresentanti dell’Hospice dell’Ompa, della Samot onlus e di Samot Ragusa. “Ci apprestiamo a vivere una Giornata – dice don Occhipinti – che non vuol essere “una” giornata e solo per chi è sofferente e malato, ma una ricorrenza che si propone di risvegliare, in tutti e in modo duraturo, la sensibilità verso ciò che è concretamente possibile fare per portare sollievo a chi è nella prova del dolore; una sensibilità oggi più che mai sopita dalla fretta e da una certa ineducazione, talvolta da impreparazione e paura, a confrontarsi in modo maturo, empatico, solidale e propositivo con la sofferenza e con il dolore.
Una Giornata, dunque, anche con un intento educativo, che coinvolge tutti, non solo chi per professione si prende cura delle persone sofferenti. Infatti, il sollievo può essere “portato” da chiunque anche con un gesto amorevole, con il dono della propria attenzione, attraverso il prendersi cura e la vicinanza alla persona sofferente”.