Questa volta, ad appassionare i cittadini ragusani non è un fatto della politica o dello sport o di qualsiasi altra cosa, bensì la notizia delle dimissioni anticipate dall’incarico di primario di Luigi Rabito, il cui stesso nome ha rappresentato per decenni il ruolo di anestesista rianimatore per antonomasia della sanità ragusana, in cui le varie aziende, o meglio le denominazioni di esse, si sono succedute, mentre il medico rimaneva incrollabile al suo posto. Sicuramente per la immensa professionalità, ma soprattutto per l’approccio umano con i suoi pazienti e con i loro parenti, in situazioni di perenne dolorosa emergenza. Sulla decisione, inaspettata, di Rabito, non è dato conoscere le motivazioni.E non solo per il dovere di riservatezza dei dipendenti dell’Asp, ma, riteniamo, sopratutto per il carattere del primario anestesista, sempre in prima linea, ora anche per infondere coraggio e dare sostegno ai vaccinandi di tutte le età, e poco propenso ad esternazioni varie.
Di sicuro si sa che aveva dato la propria disponibilità a rimanere in servizio fino a 70 anni, cosa possibile per i medici della sanità pubblica, lui che di anni ne ha 66, quando come uun fulmine a ciel sereno si è diffusa la notizia delle sue dimissioni, irrevocabili a quanto pare, ma che peraltro sono state immediatamente accettate dal management dell’azienda sanitaria provinciale. Dimissioni su cui Rabito rimane abbottonotissimo, come del resto fa il Direttore Generale dell’Asp di Ragusa, Angelo Aliquò. A rompere il silenzio invece è il sindaco di Ragusa, Peppe Cassì, che aveva voluto Luigi Rabito a suo fianco in giunta come titolare delle delega ai Servizi sociali. Questa la sua dichiarazione. “La notizia delle dimissioni del dott. Luigi Rabito dall'incarico di primario di Rianimazione del Giovanni Paolo II mi amareggia fortemente. Avverto con chiarezza come grande sia la stima di tutta la comunità ragusana verso il dott. Rabito, esempio di umanità e professionalità non comuni, come dimostrano i numerosi attestati di solidarietà nei suoi confronti di queste ore.
Nei mesi più duri della pandemia, insieme alla sua equipe ha affrontato e gestito le fasi critiche dell'emergenza con abnegazione, trascorrendo giornate e nottate intere in reparto pur di non far mancare il suo supporto ai pazienti e alle loro famiglie. Da assessore alla Sanità è stato al tempo stesso il riferimento costante per le Istituzioni, informandole passo passo sull'evoluzione della pandemia e sull'impegno e le necessità del personale sanitario. Non c'è dubbio che la perdita di una figura così apprezzata e competente, punto di riferimento per uno dei reparti più importanti e per l'intero nostro sistema sanitario, mi preoccupi molto”. (da.di.)