Non ci sono dati sufficienti per concludere che vi sia un nesso causale né un'associazione tra il vaccino di AstraZeneca e la trombosi dei seni venosi cerebrali ma il vaccino sembra invece associato ad un lieve aumento del rischio di sviluppare la porpora trombocitopenica immune, una malattia causata dagli anticorpi che distruggono le piastrine. Lo indica la ricerca pubblicata sulla rivista Nature dall'Università di Edimburgo, secondo cui si tratta di un rischio quest'ultimo, 'importante ma raro', e confrontabile a quelli dei vaccini contro epatite B, morbillo, parotite, rosolia e influenza. Sull'associazione tra questo vaccino e la porpora trombocitopenica immune, alla cui base c'è la piastrinopenia o trombocitopenia (cioè un drastico calo delle piastrine), uno degli effetti collaterali segnalati da marzo in vari paesi, l'Agenzia europea del farmaco (Ema) ad aprile aveva detto che i casi riportati non rivelavano un quadro che confermasse una relazione causale con i vaccini di Pfizer e AstraZeneca, ma che avrebbe indagato.
Per verificare l'esistenza di un legame tra la vaccinazione e questi disturbi, il gruppo guidato da Aziz Sheikh ha esaminato i casi di questi disturbi tra 2,53 milioni di adulti in Scozia vaccinati tra dicembre e aprile con il siero di Pfizer e AstraZeneca. Hanno cosí visto che con AstraZeneca c'era un leggero aumento del rischio di porpora trombocitopenica immune fino a 27 giorni dopo la somministrazione, con una frequenza stimata di 1,13 casi ogni 100.000 prime dosi. Non sono stati trovati invece sufficienti per concludere che vi sia un nesso tra il vaccino di AstraZeneca e la trombosi dei seni venosi cerebrali. Secondo i ricercatori questi dati vanno considerati nel quadro generale dei benefici evidenti del vaccino AstraZeneca: la possibilitá di avere un grave evento avverso per il vaccino è molto piú bassa di quello di avere una forma grave di Covid o di morirne, soprattutto per gli anziani e i fragili.
Cos’è la porpora trombocitopenica?
La porpora trombocitopenica immune (PTI) è una malattia autoimmunitaria acquisita, ad eziologia ignota, a patogenesi immune, caratterizzata da piastrinopenia dovuta a distruzione periferica delle piastrine e da un numero aumentato o normale di megacariociti midollari. L'incidenza annuale negli adulti è stimata tra 1/62.500 e 1/25.600, con un rapporto femmina-maschio di 1,3:1[1]. Poiché la prevalenza è di 1-5/10.000[1] è considerata malattia rara. I nomi morbo di Werlhof, porpora trombocitopenica autoimmune (PTA) o trombocitopenia immune[1] sono da considerarsi sinonimi di porpora trombocitopenica immune. Se ne conoscono due forme: una acuta (ad esordio improvviso e decorso rapido, con esito di guarigione) e una cronica (ad esordio insidioso, decorso ondulante, guarigione più rara). Il morbo di Werlhof è la porpora trombocitopenica di gran lunga più frequente. La forma acuta è tipica dell'infanzia e dell'adolescenza mentre la forma cronica è tipica dell'adulto.
La forma acuta colpisce i bambini, indifferentemente nei due sessi, e può svilupparsi dopo un'infezione virale, in particolare la rosolia; dura da 2 a 6 settimane e guarisce spontaneamente senza una terapia specifica. La forma cronica colpisce soprattutto gli adulti tra i 20 e i 40 anni, è prevalente nel sesso femminile, e si sviluppa dopo una lunga storia di sindromi emorragiche di tipo piastrinico o a seguito di leucemia linfatica cronica. La complicanza più pericolosa è una emorragia a livello cerebrale, con arresto cardiocircolatorio. La maggior parte dei casi è asintomatica; negli altri casi compaiono i sintomi caratteristici della trombocitopenia (petecchie, sanguinamenti delle mucose o della pelle, ecc.) e occasionalmente febbre dovuta alla reazione autoimmunitaria.