La dieta per nefropatici cos’è, come funziona e a cosa serve? Ecco tutti i dettagli in un articolo della Fondazione italiana del rene. La dieta per nefropatici deve seguire precise regole per rallentare la progressione della patologia. Nella valutazione della così detta terapia conservativa delle persone affette da malattia renale cronica, l’assetto nutrizionale e la dieta ipoproteica rappresentano infatti un punto centrale.Purtroppo il termine “dieta” porta con sé una serie di significati che potremmo definire popolari, solitamente legati alla perdita di peso ed alla magrezza. Quando però si parla di malattie renali questi significati devono essere dimenticati.
Perché è necessaria una dieta in un paziente con malattia renale?
Quando parliamo di dieta ipoproteica in una persona con malattie renali è opportuno in primo luogo effettuare una precisazione. I limiti alimentari non devono riguardare la quantità di cibo e di calorie da introdurre come se stessimo parlando di una dieta “dimagrante” convenzionale. Lo scopo della dieta per un nefropatico non è quello di perdere peso corporeo. L’unica riduzione presente in questo modo di mangiare riguarda alcune sostanze e la quantità da assumere ogni giorno: proteine, fosforo, sale, potassio, calcio…
Questo regime alimentare non prevede però alcuna restrizione delle calorie e dei grassi a meno che il nefrologo non dia indicazioni differenti. Sono proprio queste restrizioni, infatti, che in pazienti con malattia renale cronica (non in dialisi) incidono sullo “stress” esercitato sui reni danneggiati e su altri organi determinando danni e sintomi oltre alla accelerazione dell’andamento della malattia. Un appunto: le proteine, di per sé, non sono nocive, se inserite in una bilanciata ed eterogenea dieta di una persona con una funzione renale normale. Sono necessarie per la crescita e lo sviluppo del nostro organismo e le assumiamo principalmente con il cibo che mangiamo. Durante la loro digestione, il corpo produce l’urea, un composto che, normalmente, viene eliminato attraverso le urine senza causare malattie. Ma quando i reni non funzionano correttamente, l’urea si accumula nel sangue, assieme ad altre sostanze tossiche, e causa sintomi come nausea, affaticamento e perdita di appetito.
Ecco perché una dieta ipoproteica è necessaria quando i reni non funzionano a sufficienza.
Inoltre, numerosi studi hanno dimostrato un collegamento tra riduzione dell’introito giornaliero di proteine e rallentamento nella progressione della malattia renale cronica in stato avanzato. Insomma, se si ha una nefropatia la dieta aproteica allunga l’intervallo di tempo che precede l’ingresso in dialisi. Aderendo strettamente alla dieta per nefropatici il paziente può svolgere un ruolo da attore nella “partita” che prevede l’avvio della terapia dialitica, provando a rallentare il calcio d’inizio.
Dieta per nefropatici: quando iniziare una dieta ipoproteica?
La dieta ipoproteica (che prevede massimo 0.6g/kg – 0.7g/kg di peso corporeo ideale di proteine al giorno), si avvia negli stadi moderati e gravi di malattia renale cronica. È il nefrologo assieme al dietista/nutrizionista che seleziona i pazienti e definisce la dieta più idonea, in rapporto all’andamento della funzione renale ed alla valutazione clinica globale. Questa include il controllo dei parametri clinici, antropometrici, nutrizionali e gli esami di laboratorio. In particolar modo, guardando gli esami di laboratorio, oltre alla valutazione dell’azotemia (che comprende quindi il dosaggio di azoto nel sangue) è opportuno valutare l’azoturia (ovvero, la quantità di azoto persa con le urine). Lo si fa eseguendo una raccolta delle urine nelle 24 ore. Un trattamento dietetico nutrizionale adeguato per coloro che soffrono di insufficienza renale, prevede, come abbiamo accennato, anche la restrizione di alte sostanze (i cosiddetti nutrienti) che causano danni, problemi e sintomi.Torneremo presto su questi aspetti. E in dialisi? I pazienti che iniziano il trattamento dialitico non devono seguire una dieta ipoproteica, poiché la dialisi, di per sé, predispone già ad una perdita di proteine.
La dieta aproteica va quindi sospesa poiché condurrebbe ad uno stadio di malnutrizione.
Rimangono valide tutte le raccomandazioni per la restrizione del fosforo negli alimenti. Come abbiamo detto all’inizio la perdita di peso e di massa corporea NON è assolutamente un obiettivo desiderabile in questi casi.
Come si esegue una dieta aproteica?
La dieta ipoproteica per nefropatici può prevedere in alcuni casi, e sempre sotto stretto controllo del nefrologo, la sostituzione del pane e pasta normali con analoghi artificiali a base di amidi di varia origine. Naturalmente devono essere sfruttati anche derivati come fette biscottate aproteiche, farina aproteica, dolci aproteici. Questi alimenti non solo sono totalmente privi di glutine, ma anche di altre proteine, e quindi non devono essere confusi con gli alimenti per celiaci. Sono due categorie differenti per malattie diversissime fra loro! Tornando ai cibi aproteici, non sono liberamente acquistabili al supermercato, ma solo in farmacia, con la presentazione del piano terapeutico rilasciato dal nefrologo. Nella dieta ipoproteica è opportuno inoltre limitare l’apporto giornaliero di proteine animali ad alto valore biologico. La riduzione è al minimo indispensabile (0.6g/kg – 0.7g/kg per kg di peso corporeo al giorno), a seconda della funzionale renale, per poter garantire un bilancio azotato in equilibrio.
Si deve tenere conto che tutte le raccomandazioni di introduzione proteica per la popolazione sana ed adulta prescrivono di non introdurre più di 0,9-1 g/kg di peso corporeo al giorno. Quindi la restrizione proteica nella insufficienza renale e’ si importante ma non drammatica. Il paziente e/o il caregiver (la persona che si prende cura del malato) devono essere correttamente informati sull’importanza degli alimenti e sugli schemi terapeutici da seguire. Questo così da poter tradurre la dieta correttamente “in tavola”.
Seguendo una dieta ipoproteica quali altre indicazioni sono valide?
Rimangono comunque valide le indicazioni dietetiche connesse alla malattia renale cronica. Quindi, il paziente deve ridurre l’apporto di sale (cloruro di sodio) per ottenere una migliore risposta ai farmaci dell’ipertensione arteriosa e ridurre il rischio di ritenzione idro-salina. L’ideale sarebbe quello di non superare i 5 grammi di sale nelle 24 ore, includendo in tale conteggio quello già incluso nei cibi, non solo quello aggiunto alle preparazioni. È importante inoltre bilanciare l’apporto idrico allo stadio della malattia. Negli stadi avanzati, acqua ed altri liquidi vanno introdotti nelle quantità strettamente necessarie a soddisfare il senso di sete. L’apporto alimentare di fosforo deve essere rigidamente controllato. Esso è largamente presente in molti alimenti, in particolare nei latticini e nel tuorlo d’uovo. Prevenirne l’accumulo nell’organismo, evita le conseguenze deleterie ad esso connesse, in particolare all’aumento della produzione di paratormone (PTH). Va poi monitorato il potassio, riducendo, negli stadi avanzati di malattia, gli alimenti che ne sono ricchi (frutta, verdura, crucifere).
La dieta ipoproteica ha rischi ?
La dieta ipoproteica non comporta rischi particolari. Se tuttavia viene condotta in maniera non corretta con un apporto di proteine insufficiente per l’individuo essa può condurre alla malnutrizione. Ciò accade soprattutto in pazienti anziani. La malnutrizione è legata alla mancanza di calorie. In un trattamento dietetico nutrizionale per nefropatici le calorie devono essere tante, non sarà mail sufficiente sottolineare che NON e’ una dieta per dimagrire. In quest’ottica, il rapporto con il proprio nefrologo e dietista di fiducia è fondamentale per mantenere uno stato di nutrizione adeguato. Durante le visite di routine il paziente è bene riferisca tutti i sintomi relativi a perdita di appetito, stanchezza, e anche le preferenze alimentari che potrebbero rendere la stessa dieta più “gradevole”. Occorre comunque cercare di mantenere una sensazione di benessere al termine dei pasti. Un’ottima comunicazione medico-paziente, un diario alimentare domiciliare ed un report sincero sono insomma punti cardine per favorire una maggiore aderenza alla terapia dietetica senza rischi. Per poter efficacemente prescrivere ed effettuare una dieta ipoproteica è necessario rivolgersi ad un dietista o nutrizionista competente in malattie renali. Infatti il regime dietetico è molto diverso da quello comunemente usato e necessita di particolare esperienza per poter essere stilato e somministrato. A cura di: Dott. Giuseppe Leonardi – Nefrologo – dirigente medico presso Asl Brindisi. Ricette e consigli nutrizionali a cura di: Dottoressa Claudia D’Alessandro. Biologa e dottoressa in dietistica. Dott. Sabrina Moffa – Dietista e biologa nutrizionista – Campobasso, Italia.