Sinistra Italiana Ragusa sulla morte del sindacalista Adil Belakhdim. Nel 2021, in Italia, sentire la notizia di un sindacalista ucciso mentre manifesta fa accaponare la pelle, e riporta con la mente ad altri tempi, quando i “padroni” reprimevano nel sangue le rivolte operaie. Ma a guardar bene si scopre che a guidare il camion che lo ha ucciso non c’era un “padrone”, ma un altro lavoratore. E il “padrone” ha la faccia neutra e apparentemente rassicurante di un marchio multinazionale. La precarizzazione crescente, il ricatto occupazionale dei contratti a termine e a somministrazione, per cui chi non mantiene i disumani ritmi (anche 13 ore effettive al giorno per 850 € al mese per i magazzinieri, e 50-60 consegne al giorno per i camionisti) decisi dalla spietata concorrenza tra multinazionali viene facilmente scartato (tanto c’è la fila di lavoratori disoccupati pronti a rimpiazzarlo) hanno creato questo: una inaccettabile guerra tra poveri, tra chi sciopera per i diritti di tutti e chi teme di non riuscire più a portare a casa il pane.
Auspichiamo che le responsabilità per la morte di Adil Belakhdim vengano accertate e la giustizia faccia il suo corso. Ma questa morte non può restare senza conseguenze politiche: il ricatto e lo sfruttamento a cui sono sottoposti i lavoratori, nel settore della logistica e negli altri settori, devono essere portati alla luce e fermati con una legislazione severa e controlli continui. Un Paese civile è un Paese in cui i diritti dei lavoratori sono rispettati e garantiti.