Eliana Cavalieri e Chiara Frasca sono due donne ragusane impegnate in politica come appartenenti a vari organismi del Pd (coordinamento cittadino ed assembla provinciale di Ragusa, direzione provinciale ed assemblea regionale dello stesso partito) nonchè nelle istituzioni come componenti del direttivo della Consulta Femminile del Comune di Ragusa. Sono scese in campo per protestare e denunciare che all’Assemblea Regionale Siciliana un parlamentare di centrodestra si sta affrettando a presentare al voto un disegno di legge che mira ad abolire la doppia preferenza di genere nella legge elettorale per i Comuni. Ritengono infatti che “abolire la doppia preferenza di genere sia compiere un grande passo indietro”.
Eliana Cavalieri e Chiara Frasca ricordano “la norma è nata per favorire l’equilibrio di genere intervenendo sia nella composizione delle liste elettorali, stabilendo delle soglie per i rappresentanti dei due generi, sia nella fase di votazione, fornendo all'elettore la facoltà di esprimere due preferenze, purché distinte per genere. Si tratta di dare voce ai diritti delle donne rafforzando il principio stesso di democrazia”. E a proposito del disegno di legge in fase di presentazione commentano “il tentativo, oltre a essere maschilista ed espressione di una mentalità retrograda, svela la paura che qualche donna possa riuscire a occupare quel seggio predestinato ad un soggetto “maschio”. Il centrodestra all’ARS non solo ostacola l’introduzione della doppia preferenza di genere alle prossime elezioni regionali, ma tenta addirittura di abolirla per l’elezione dei Consigli comunali.
Questo atteggiamento provoca indignazione e rischia di mettere in discussione la significativa presenza delle donne nelle istituzioni, conquistata in questi anni”. Da queste considerazioni nasce l’appello di Eliana Cavalieri e Chiara Frasca “alle donne siciliane, senza distinzioni di appartenenza, affinché sia forte la voce di chi non vuol tornare indietro vanificando le lotte di tutte quelle donne che hanno lavorato duramente affinché si potesse avere una presenza significativa delle donne nelle istituzioni”. (da.di.)