Camera Commercio Ragusa, quale futuro? Interventi del sindaco di Ragusa Cassì, del presidente di Confcommercio Sicilia Manenti e della Ugl di Catania. Se qualche anno fa l’accorpamento della Camera di Commercio di Ragusa con quella di Catania e Siracusa nell’unico ente denominato “del Sud-est” aveva suscitato perplessità sulla sua opportunità e ampia opposizione, il recento emendamento del Governo Draghi rischia di sollevare una vera e propria sollevazione del mondo politico ed imprenditoriale ibleo. Secondo tale emendamento, infatti, l’ente camerale ragusano (di lunga, positiva e prestigiosa storia) verrebbe scorporato da quello etneo ma, udite udite, per essera accorpato con quello di Agrigento, Caltanissetta e Trapani, tutte realtà territoriali rispettabilissime ma che con la nostra hanno ben poco a che vedere.
A farsi portavoce di queste perplessità è il sindaco di Ragusa, Peppe Cassì che così commenta “assistiamo in questi giorni ad un fatto nuovo che riguarda le Camere di Commercio della Sicilia ed in particolare, per quanto ci riguarda, la Camera di Commercio del Sud Est Sicilia, alla quale, dopo un travagliato dibattito, nel 2017 è stata accorpata anche la prestigiosa Camera di Commercio ragusana. Percorso quest’ultimo che, per quanto non condivisibile, tuttavia fu caratterizzato da una partecipazione ampia che coinvolse i territori, le loro espressioni politiche e le associazioni di rappresentanza delle imprese, anticipando peraltro di alcuni mesi le nuove disposizioni di legge che imponevano una riduzione del numero degli enti camerali.
Un emendamento approvato in Commissione Parlamentare all’interno del decreto “Sostegni bis” mette però in discussione gli accorpamenti già avvenuti in Sicilia delle Camere di Palermo e di Enna, delle Camere di Catania, di Ragusa e di Siracusa, e di quello in itinere tra le Camere di Agrigento, Caltanissetta e Trapani, con un nuovo possibile scenario in cui le ex Camere di Commercio di Ragusa e Siracusa verrebbero scorporate dalla Camera di Commercio di Catania per unirsi alle Camere di Agrigento, Caltanissetta e Trapani. Il risultato sarebbe quindi una rete disomogenea per identità territoriale ed affinità economiche, difficilmente collegata sotto il profilo della viabilità e probabilmente economicamente non sostenibile.
Se la legge di riforma delle Camere di Commercio non limitasse a sessanta il numero totale delle Camere di Commercio in Italia, sarebbe invece auspicabile un percorso che riporti le Camere ad una identità territoriale di carattere provinciale, proprio per ridare ad ogni territorio ed al sistema delle sue imprese un riferimento vicino, consapevole ed efficace. Tuttavia, allo stato attuale, sarebbe ancora più disastroso se gli interessi del tessuto imprenditoriale della provincia di Ragusa venissero sganciati dalla Camera di Commercio del Sud Est Sicilia non per costituire una nuova Camera di Commercio di Ragusa ma per convergere in un'unica grande Camera costituita da cinque province con storie, tradizioni e caratteristiche economiche del tutto differenti.
Quale il vantaggio reale per le imprese della provincia di Ragusa? Auspico, pertanto, che si apra con forza un dibattito democratico sull’emendamento approvato che, prescindendo da politiche di quartiere, serva a ridare dignità ai territori e garanzia agli stessi di un sistema camerale che operi per lo sviluppo economico della comunità e per la crescita delle sue imprese”. Analoghe considerazioni le esprime Gianluca Manenti, presidente di Confcommercio Sicilia e di quella di Ragusa. Manenti parla senza peli sulla lingua di “scelta improvvida della politica, adottata in un momento in cui bisognava aiutare le imprese e non penalizzarle di nuovo” e aggiunge “una decisione insostenibile oltre che impossibile, nella pratica, da attuare, considerata la vastità del territorio siciliano, ma, soprattutto, che rischia di creare difficoltà non da poco alle imprese oltre che bloccare ogni velleità di sviluppo in una fase, tra l’altro, molto complicata per l’economia isolana”.
E se il tutto non fosse abbastanza chiaro il presidente di Confcommercio Sicilia ribadisce “è la decisione visionaria di una politica miope che, con la nomina di commissari ad acta prevista a breve, frappone un evidente ostacolo alle legittime aspettative dell’imprenditoria dei vari territori siciliani che dalle Camere di commercio si attendevano una mano d’aiuto e non certo la creazione di ulteriori ostacoli. Le nostre imprese, oggi, in un periodo così delicato, non meritano tutto questo. Le decisioni di pochi non possono prevalere sulla libertà d’impresa di molti”. Gianluca Manenti infine conclude con una riflessione “a questo punto, verrà meno la grande intuizione del distretto del SudEst come area di grande sviluppo sociale, culturale e imprenditoriale. Anzi, la stessa subirà una botta pesantissima da tale improvvida iniziativa politica che ha visto concorrere alcuni strati del tessuto economico. La sede della nuova Camera, tra l’altro, sarà individuata in base al numero delle imprese risultanti iscritte nei registri camerali (quindi Trapani).
Ecco perché invitiamo la politica a tornare sui propri passi considerata, tra l’altro, l’incostituzionalità della norma che appare irrealizzabile nei fatti”. E anche una foza sindacale, l’Ugl di Catania, interviene per bocca del suo segretario Giovanni Musumeci “è un blitz inquietante quello operato dalla politica, un vero e proprio intervento a gamba tesa su un processo di accorpamento che stava iniziando a consolidarsi dopo le difficoltà iniziali. Anche noi stessi all’origine avevamo avuto qualche perplessità soprattutto dal punto di vista organizzativo ed economico, visto che si dovevano accorpare tre enti comunque di grande importanza sul territorio, ma con il tempo abbiamo riposto fiducia in un programma a lungo periodo indispensabile per il rilancio e la valorizzazione di un’area rilevante economicamente come quella del Sud-est siciliano. L’aver unito Catania con Ragusa, due delle aree più ricche di questo versante isolano, avrebbe portato certamente benefici a Siracusa, cosa che non crediamo possa avvenire con l’annessione della Camera iblea e di quella aretusea a Caltanissetta, Agrigento e Trapani”.
Musumeci conclude delineando una prospettiva di ancora più ampie dimensioni “non vogliamo pensare che una simile manovra possa essere stata pensata per indebolire la Camera di commercio catanese soltanto nell’ambito dell’affaire per la privatizzazione dell’aeroporto “Vincenzo Bellini”, operazione che riteniamo illogica sotto tutti i punti di vista a partire dal fatto che comunque Catania detiene sempre il controllo della maggioranza, secondo i dati esposti dagli enti coinvolti. Per un “dispetto” trasversale del genere, che a quanto pare ha creato più malumori che plauso, non si può pensare di penalizzare pesantemente la prospettiva di un ampia fetta di Sicilia che proprio nel Sud-est, unito dal punto di vista economico e culturale, puntava in un’ottica di crescita per tanti settori a cominciare da quelli del turismo e dell’agroalimentare.
Crediamo ci sia ancora margine per mettere una pezza a questo pasticcio politico, ed intanto abbiamo chiesto un incontro urgente al presidente dell’ente camerale Pietro Agen per avere dei chiarimenti necessari alla luce di quello che sarà il domani dei lavoratori”. (da.di.)