Non tutti sanno che a Ragusa esistono due metodiche mediche che da qualche anno permettono a chi abita nella nostra bellissima provincia e anche a chi risiede nei territori limitrofi di sottoporsi a trattamenti radioterapici o a esami PET e Scintigrafici senza essere costretti a rivolgersi ad altri centri specialistici.
Ma quando parliamo di Medicina Nucleare e di Radioterapia, sappiamo di cosa parliamo?
Abbiamo chiesto al dr.Vincenzo Barone, direttore della Unità Operativa Complessa di Radioterapia e ai suoi collaboratori dott. Gaetano Squadrito Dirigente medico della Medicina Nucleare e al dott. Roberto Caruso Olivo, coordinatore dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica di darci alcune informazioni sulle loro attività.
Come premessa diciamo che:
La Medicina Nucleare è una parte della Medicina che utilizza sostanze rese radioattive (i radiofarmaci) per fornire ai medici curanti informazioni su eventuali disfunzioni di organi o tessuti e quindi formulare diagnosi accurate di molte malattie.
Dott. Barone, a cosa serve fare una PET?
La Medicina Nucleare dell’ASP di Ragusa dispone di una apparecchiatura TAC-PET (Tomografia a emissione di positroni che consente di effettuare diverse applicazioni diagnostiche, sia oncologiche che neurologiche; infatti la TAC-PET abbina le caratteristiche di una PET con quelle di una TAC, dando la possibilità di effettuare esami molto accurati sia per quanto riguarda la forma degli organi esaminati che la loro funzionalità.
La Medicina Nucleare è operativa presso l’Ospedale “Giovanni Paolo II” di Ragusa dal febbraio del 2016.Dovendo utilizzare farmaci radioattivi, i locali sono stati organizzati in maniera da avere: una zona non controllata, (la zona “fredda”) in cui si trovano gli ambulatori e una zona controllata (la zona “calda”) in cui vengono preparati i radiofarmaci e vengono effettuate le somministrazioni, nonché i locali dove vengono acquisite le immagini.
Tutti gli ambienti garantiscono l’assoluta sicurezza della gestione di farmaci, pazienti e operatori.
Approfondiamo un attimo: la PET, come funziona?
Per PET (sigla che sta per “Tomografia a Emissione di Positroni”) si intende una tecnica diagnostica di medicina nucleare che comporta la somministrazione per via endovenosa di una sostanza normalmente presente nell'organismo (per lo più glucosio, ma anche metionina o dopamina). La sostanza è marcata con una molecola radioattiva (nel caso del glucosio, il Fluoro 18) e il tomografo PET rileva la distribuzione di queste sostanze. Poiché i tumori sono particolarmente avidi di glucosio, la PET mostrando l'accumulo di questo zucchero, è molto utile per confermare (o meno) la diagnosi di tumore, per verificare la presenza (o meno) di metastasi o per verificare una diminuzione della massa tumorale, dopo aver eseguito la chemioterapia; è quindi un esame importantissimo per valutare l’efficacia di una terapia oncologica. Infatti l'assenza di accumulo di glucosio radio marcato in una sede in cui era stato identificato in precedenza indica che il trattamento in corso è efficace.
L’esame ha una controindicazione assoluta per le donne in gravidanza o in allattamento, mentre per i pazienti diabetici occorre una attenta valutazione da parte del medico.
Quanto dura l’esame?
Il tempo per eseguire l'indagine vera e propria (acquisizione) varia tra 20 e 30 minuti a seconda del segmento del corpo da esaminare. La durata dell'intera procedura, dalla somministrazione del radio farmaco alla fine dell'esame (compresa l'attesa precedente all'esame), varia da due a tre ore.
Quanti esami PET sono stati eseguiti negli ultimi tre anni?
Tra esami PET e scintigrafie sono stati eseguiti 1003 esami nel 2018, 1202 nel 2019 e 1206 nel 2020, anno che ha visto ridotta l’attività in seguito alla pandemia da COVID-19.
Presso la Medicina Nucleare dell’Ospedale “Giovanni Paolo II” è possibile eseguire altri accertamenti oltre la PET?
Sì, è possibile eseguire la scintigrafia cerebrale con DAT-SCAN, un esame non invasivo che non ha necessità di utilizzare mezzi di contrasto, che permette di studiare alcune patologie neurologiche associate a disturbi del movimento, come ad esempio il morbo di Parkinson, andando ad analizzare una parte specifica del cervello (i “nuclei della base”) che in particolari condizioni possono risultare danneggiati determinando i disturbi tipici del morbo di Parkinson come il tremore, la presenza di lentezza nei movimenti, la difficoltà alla loro esecuzione. La scintigrafia cerebrale con DAT-SCAN permette di capire se questi sintomi sono causati da un danno ai nuclei della base o da un altro tipo di problema. In questo modo, si può indirizzare il medico neurologo verso la causa del disturbo e, quindi, individuare la terapia migliore. La disponibilità di questo test è iniziata tre anni fa: sono stati eseguiti 90 esami nel 2018, 117 nel 2019 e 92 nel 2020: anche per questo esame nel 2020 vi è stata una ridotta attività in seguito alla pandemia da COVID-19.
Ci racconti qualcosa sulla Radioterapia.
La Radioterapia è quella branca della medicina che utilizza le radiazioni ionizzanti ad alta energia per la cura di patologie prevalentemente oncologiche ma anche benigne sfruttando la maggiore sensibilità delle cellule neoplastiche rispetto alle cellule sane nei confronti delle radiazioni. È una terapia non invasiva, indolore e che si cerca di localizzare quanto più possibile ottenendo quella che viene definita come “terapia personalizzata”. La sede della Radioterapia si trova presso l’Ospedale Maria Paternò Arezzo e l’attività viene svolta dalle ore 7.30 alle ore 20.00 dal lunedì al venerdì.
Per la esecuzione della radioterapia occorre effettuare una prima visita eseguita dai medici specialisti in radioterapia oncologica, generalmente richiesta da un medico specialista, oncologo medico o chirurgo. Questa visita è fondamentale perché il medico radioterapista solo dopo avere raccolto tutte le informazioni necessarie, può valutare lo stato clinico del paziente e stabilire, se c’è l’indicazione, il programma del trattamento. In questa fase può essere necessario eseguire ulteriori esami diagnostici (visite da parte di altri specialisti, esami di laboratorio, radiografie, TAC, ecc.).
Cos’è la TAC di centraggio/simulazione?
La prima procedura necessaria, a cui si sottopone il paziente per la preparazione del trattamento, è rappresentata dall’individuazione del volume bersaglio mediante la effettuazione di una TAC di simulazione, con cui si acquisiscono tutte le informazioni necessarie riguardo la regione del corpo da irradiare. Da quest’anno presso l’ASP di Ragusa, grazie alla strettissima collaborazione interdisciplinare tra la Radioterapia e la Medicina Nucleare, la procedura di centraggio viene effettuata anche mediante TAC-PET.
L’uso della TAC-PET, in questo caso, rappresenta un valore aggiunto per i pazienti?
Sì, perché la possibilità di effettuare il centraggio con una TAC-PET consente di aggiungere al dato anatomico della TAC di centratura anche il dato biologico, legato all’aspetto metabolico funzionale del tumore, tipiche della PET.
Ma torniamo alla radioterapia.
La fase successiva alla procedura di centraggio, prevede che le immagini acquisite vengano inviate ad un computer: a questo punto l medico radioterapista, tramite un sofisticato sistema di elaborazione delle immagini, il Treatment Planning System, contorna i volumi bersaglio e gli organi a rischio, dando indicazione al fisico sanitario della dose che deve essere somministrata; il fisico elabora il piano di trattamento e decide assieme al medico quale tecnica radioterapica deve essere utilizzata in relazione alle zone da trattare.
Come si svolge una seduta di radioterapia?
Il trattamento radioterapico ha una durata, stabilita dal medico in prima valutazione che in base al tipo di tumore, allo stato della malattia, alle condizioni fisiche del paziente o alla finalità stessa del trattamento, può variare da una singola seduta, fino ad un massimo di 38/40 sede.
Complimenti a lei, dott. Barone, e a tutto il suo personale per quello che fate per i nostri pazienti! Per concludere vorremmo chiederle di mettere in evidenza i punti di forza e gli spunti di miglioramento della Radioterapia e della Medicina Nucleare a Ragusa.
Punti di forza: Tutto il personale in servizio sia presso la Radioterapia che presso la Medicina Nucleare sa di avere un compito difficilissimo trovandosi di fronte a persone scoraggiate, preoccupate e sfiduciate ed è per questo che giornalmente cerchiamo di assumere un atteggiamento di comprensione e di ascolto, regalando un sorriso o una parola che possa rendere più serena l’esecuzione di qualsiasi esame e la permanenza presso le nostre Unità Operative.
Spunti di miglioramento
Quando parliamo di pazienti non dobbiamo dimenticare che questo approccio terapeutico è legato alla tecnologia, quindi più la tecnologia è avanzata, migliore sarà l’offerta all’utenza. Se si pensa ad esempio che prima per il tumore alla prostata occorrevano dalle trentotto alle venticinque sedute di Radio Terapia oggi in centri molto selezionati, con altissima tecnologia, si può irradiare il tumore in cinque sedute. In conclusione, ci pare di capire, che l’obiettivo primario è offrire al paziente qualità e accuratezza; e con investimenti lungimiranti, incentivare un’eccellenza ospedaliera in grado di dare risposte efficaci, non solo alla provincia iblea ma anche ai territori confinanti, evitando spostamenti che gravano sull’utenza anche con costi spesso difficilmente sostenibili. Giovanni Garozzo ex Direttore del Centro Trasfusionale di Ragusa Giuseppe Suffanti Addetto Stampa Avis- Ragusa. Foto: da sx dr. Giovanni Garozzo, dr. Roberto Oliva Caruso, dr. Vincenzo Barone, dr. Gaetano Squadrito, Addetto Stampa Giuseppe Suffanti