Sicilia: la Scala dei turchi nella top 10 delle spiagge italiane. In uno studio condotto dalla tedesca Holidu motore di ricerca per case vacanza, riguardo le Migliori Spiagge d'Italia su Google Maps
E così la racconta Andrea Camillleri
La Scala dei Turchi, la meravigliosa e spettacolare scogliera bianca di marna, appena fuori Porto Empedocle, in territorio di Realmonte, è inserita al secondo posto della top 10 delle spiagge italiane più belle, nella classifica compilata dalla tedesca Holidu motore di ricerca per case vacanza, riguardo le Migliori Spiagge d'Italia su Google Maps. Nella lista al primo posto troviamo la Liguria con la Baia del Silenzio, segue, come dicevamo, la siciliana Scala dei Turchi, che ha la precedenza addirittura sulla Sardegna, anche se l’altra amatissima isola mediterranea è presente in forza con la spiaggia La cinta, la spiaggia di Porto Giunco, la spiaggia di Simius, segue il Veneto con la Spiaggia di Bibione e chiude la Toscana con la Spiaggia di Cavoli – Campo nell'Elba e la Spiaggia delle Ghiaie, Portoferraio.
Tornando alla Scala dei Turchi, in questo caso luogo non geografico ma dell’anima, non possiamo non ricordare l’omaggio che l’empedoclino Andrea Camilleri le dedicò ne ‘La prima indagine di Montalbano’:“Montalbano finì il gelato di cassata, pagò alla cassa, niscì, pigliò la machina che aviva lasciata poco distante e partì verso la Scala dei Turchi. Seguendo le istruzioni del cammareri, a un certo punto girò a mancina, fece qualche metro di strata aspalata in discesa e si fermò. La strata non proseguiva, abbisognava caminare sulla rina. Si levò le scarpe e le quasette che lasciò in machina, la chiuì, si rimboccò l’orlo dei pantaloni e raggiunse la ripa del mare. L’acqua era frisca, ma non fridda. Passato un promontorio, la Scala dei Turchi gli apparse ‘mprovvisa. Se l’arricordava assai più imponenti, quanno si è nichi tutto ci appare più granni della realtà. Ma anche accussì ridimensionata conservava la sua sorprendente billizza.
Il profilo della parte più alta della collina di marna candida s’incideva contro l’azzurro del cielo terso, senza una nuvola, ed era incoronato da siepi di un verde intenso. Nella parte più bassa, la punta formata dagli ultimi gradoni che sprofondavano nel blu chiaro del mare, pigliata in pieno dal sole, si tingeva, sbrilluccicando, di sfumature che tendevano al rosa carrico. Invece la zona più arretrata del costone poggiava tutta sul giallo della rina. Montalbano si sentì sturduto dall’eccesso dei colori, vere e proprie grida, tanto che dovette per un attimo inserrare l’occhi e tapparsi le orecchie con le mani. C’era ancora un centinaro di metri per arrivare alla base della collina, ma preferì ammirarla a distanza: si scantava di venirsi a trovare nella reale irrealtà di un quadro, di una pittura, d’addivintare lui stesso una macchia – certamente stonata – di colore. S’assittò sulla sabbia asciutta, affatato.
E accussì stette, fumandosi una sigaretta appresso all’altra, perso a taliare le variazioni della tinteggiatura del sole, via via che andava calando, sui gradoni più bassi della Scala dei Turchi”. (daniele distefano)